Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/105

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che mi pare a fare, mossi uno dubbio a Virgilio, dicendo: Poeta che mi guidi; cioè Virgilio, Guarda la mia virtù s’ell’è possente; a tanta cosa a quanta tu mi vuogli inducere, Prima ch’all’alto passo tu mi fidi; cioè prima che tu mi fidi all’alto passo; cioè profondo secondo la lettera: imperò che profondo è lo passo di questa vita nell’inferno; ma allegoricamente si dee intendere che la sensualità di Dante dubitava di potere portare questa fatica, e però domanda consiglio alla ragione, che à di ciò a giudicare, significata per Virgilio, e dice: Prima che tu mi fidi all’alto passo; cioè cominciare la narrazione della materia che dovea trattare, guarda se la mia virtù è possente; cioè la mia sensualità: però che l’uomo si dee mettere a fatica che si possa portare: imperò che vergogna è incominciare e non recare a fine. Seguita: Tu dici. Induce la cagione onde elli sia impaurito, dimostrando sè non essere pari a coloro che si dicono essere iti all’inferno; cioè Enea troiano del quale fu detto di sopra, del quale Enea dice Virgilio nel sesto libro della sua Eneida, che guidato dalla Sibilla Cumana andò corporalmente nell’inferno, e passò nelli Campi Elìsi, ove finge che stessono li felici, e qui trovasse Anchise suo padre, ch’era morto, e predicesseli le cose che dovea portare, e come doveano di lui li Romani e l’imperadori nascere; e san Paolo del quale si trova nella Sacra Scrittura, che fu rapito infino al terzo cielo e vide quelle cose che non è licito all’uomo di parlare. E così si può intendere che quivi medesimo li fosse mostrata la giustizia di Dio, che nell’inferno si esercita in punire li peccatori, come l’eterna vita ove si premiano li buoni; et in questo modo si può onestamente dire che san Paolo andasse all’inferno; cioè che in quello ratto li furono mostrate le cose dell’inferno, e del purgatorio: o vogliamo dire che il nostro autore solamente induca Enea nell’esempro1 dell’andata all’inferno, e san Paolo in esempro dell’andata in paradiso, quasi dicesse: Tu dici che Enea andò al secolo immortale sensibilmente; cioè inferno, e purgatorio, e poi san Paolo anche andò ad immortale secolo sensibilmente; cioè in paradiso. Io non sono Enea, nè san Paolo ch’io mi debba fidare di potervi andare, com’ellino, e però dice: Tu Virgilio dici nel libro che facesti di Enea che si chiama Eneida che di Silvio lo parente; cioè Enea troiano padre di Silvio, Corruttibile ancora; cioè essendo ancora in carne la quale era corruttibile, acciò che s’intenda che vi andasse corporalmente come dice Virgilio, dice così: ad immortale Secolo andò; cioè andò all’inferno ove è secolo che non dee mai aver

  1. Esempro ed assempro, quindi assemprare per esempio ed esemplare sono voci ancora vive in Toscana, e prodotte dal facile scambio delle due liquide r ed l, derivando dal latino exemplum. E.