Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/172

Da Wikisource.
   128 i n f e r n o   iv. [v. 76-96]


C. IV — v. 76-84. In questi tre ternari, che sono la seconda parte, l’autore fa due cose: però che prima pone la risposta di Virgilio alla domanda sua; appresso aggiugne quel che udì e vide: et è la seconda, quivi: In tanto voce ec. Dice prima: Et elli; cioè Virgilio, a me; cioè Dante, rispose, s’intende: L’onrata nominanza; cioè l’onorata fama, Che di lor suona su nella tua vita; cioè nel mondo. Ecco che conferma quello ch’è detto di sopra. Grazia acquista nel Ciel; cioè appo Dio. Ponsi qui la cosa che tiene per quella che è tenuta, ponendo il cielo per Idio, et è colore retorico, lo quale si chiama denominazione. che sì li avanza; cioè la qual grazia sì li vantaggia sopra li altri. Ecco che la cagione di questa chiarezza è l’onorevole1 fama, come è esposto. In tanto; cioè in quel mezzo, voce fu per me udita; dicente questo; cioè Onorate l’altissimo poeta; cioè Virgilio che veramente si può dire l’altissimo poeta per l’altezza dell’ingegno, che ebbe nella poesi. Che2 gridasse questo nol pone; ma doviamo intendere che questo gridò la fama sua, la quale continuamente questo grida; ma quanto alla lettera convenientemente possiamo dire che fosse Aristotile, lo quale porrà di sotto stare sopra tutti li altri a sedere con li filosofi: et a’ filosofi appartiene di comandare ai poeti, perchè la poesia è sottoposta alla filosofia. L’ombra sua torna, ch’era dipartita; cioè l’anima sua torna, ch’era dipartita di questo luogo. Poi che la voce fu restata, e questa; cioè la voce udita, Vidi quattro grandi ombre; cioè io Dante, a noi venire; cioè a Virgilio, e a me: Sembianza3 aveano nè trista, nè lieta; cioè non erano tristi, perchè non aveano martirio; nè lieti, perchè non aveano beatitudine: chi fossono costoro il dirà di sotto, e questo non à altra esposizione, perchè è posto dall’autore per convenienzia del testo.

C. IV — v. 85-96. In questi quattro ternari l’autore finge che Virgilio li manifestasse chi fossono questi quattro, che vennono loro incontro, onde dice: Lo buon Maestro; cioè Virgilio, cominciò a dire: Mira colui con quella spada in mano, Che vien dinanzi ai tre, sì come sire; cioè come signore. Quelli è Omero poeta sovrano; cioè sopra li altri. Finge l’autore che Omero fosse con la spada in mano, perchè trattoe4 delle battaglie che fece Achille, nell’una delle sue opere. Questo fu poeta greco, e fu di una isola che si chiama Smirna, et avanzò tutti li altri poeti greci nell’arte della poesia5: e poi dice

  1. C. M.  è notevile fama,
  2. C. M.  Chi gridasse
  3. C. M.  Sembianza; cioè apparenzia, aveano
  4. trattoe oggi trattò. Acciocchè tutte le terze persone singolari del perfetto nell’indicativo cadessero in e si ridussero ad una sola coniugazione; cioè alla seconda. Quindi truovasi dè, servie e simiglianti.  E.
  5. C. M.  della poesi: e da lui prese Virgilio, et anche molti altri poeti latini seguitando la sua poesi, e però dice