Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/179

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città che la chiamò Lavinio. Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino. Due furono li Bruti in Roma, uomini famosi; l’uno fu quello che cacciò Tarquino Superbo re di Roma del regno; e l’altro fu quello che co’ suoi congiurati nel senato con li stili uccise Cesare: quel primo Bruto fu quello, di che l’autore parla, et a differenzia del secondo, dice che cacciò Tarquino. Questo Bruto fu prima chiamato Giunio, e poi fu chiamato Bruto: imperò che vedendo la crudeltà del suo zio Tarquino ch’avea uccisi tutti li virtuosi uomini romani, perchè niuno si trovasse che resistere potesse alla sua crudeltà, tra’ quali avea morto il padre e il fratello di questo Giunio, lo quale s’infinse ne’ costumi essere come animale bruto, acciò che Tarquinio non concepesse contra lui; e però fu chiamato Bruto, benchè nell’animo fosse savio, come poi le sue opere mostrarono: e sì in cacciare Tarquinio co’ suoi, per la ingiuria fatta a quella nobilissima donna Lucrezia da Sesto figliuolo di Tarquinio, come già è detto, e come mostrò poi nel consolato il quale, elli eletto primo consolo, resse con molta giustizia, in tanto che per amore di giustizia, due suoi figliuoli condannò a morte, perchè trovò che faceano setta contra la republica per rimettere Tarquinio in Roma, sì come dice Tito Livio nella prima decade nel secondo libro. E dimostrando lo tocca Virgilio nel sesto libro dell’Eneida, e Valerio nel libro vii De vafre Factis tocca della sua industria ove mostra che all’oracolo di Febo andato co’ figliuoli di Tarquino, udito che colui dovea essere signore di Roma dopo Tarquino, che prima baciasse la madre, lasciossi cadere in terra subitamente e baciò la terra, intendendo meglio l’oracolo che non aveano inteso ellino, che intendeano della madre ch’era rimasa a casa in Roma, et elli intese della madre terra: e vero disse l’oracolo che elli fu primo console eletto dopo Tarquino, e morì nel consolato, e fu pianto da tutte le donne di Roma come padre della città, come dice Tito Livio nel predetto libro. Lucrezia. Questa Lucrezia duca della romana onestà, come dice Valerio nel vi libro, capitolo De Pudicitia, ebbe animo virile intanto, che poi che fu sforzata da Sesto figliuolo di Tarquinio non vogliendo vivere corrotta, la macchia del suo corpo lavò col proprio sangue. Questa istoria pone Tito Livio nel primo libro della prima decade dicendo; che essendo Tarquino ad assediare Ardea città de’ Rutili, li suoi figliuoli con li altri giovani si trovavano spesso in cene e in desinari, et essendo una volta a cena con Sesto figliuolo del re Tarquino, tra’ quali era Collatino marito di Lucrezia, vennesi a parlare delle mogli sì, che lodando ciascuno la sua e contendendo insieme disse Collatino: Non contendiamo, proviamo la verità, andiamo ora insieme a vedere le nostre donne, e secondo che si truova, si giudichi. Allora montarono a cavallo, et andaronsene a Roma, e