Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/252

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Dissi; a Virgilio: Maestro mio, or mi dimostra Che gente è questa; ch’io veggio sì tonduta li capelli, e se tutti fur cherci Questi cherchuti alla sinistra nostra; cioè questi ch’anno mozzi i capelli a modo di cherici al lato sinistro del cerchio. Non s’intende già ch’avessono la cherica di sopra: chè di quelli non avrebbe dubitato Dante, anzi sarebbe stato certo che fossono cherici e non avrebbe domandato; e questo appare per lo testo.

C. VII. — v. 40-48. In questi tre ternari lo nostro autore pone la risposta di Virgilio, nella quale si dimostra; prima la condizione di tutti i dannati ch’erano in quel cerchio quarto, da sinistra e da destra; nella seconda parte si manifesta quali sono li cherici, quivi: Questi fur cherci ec. Dice adunque così: Et elli; cioè Virgilio rispose, s’intende, a me; cioè Dante, tu mi domandi se questi da sinistra furono cherici, perchè ànno i capelli mozzi, et io ti rispondo: Tutti quanti; cioè da sinistra e da destra, quanti nè sono in questo cerchio, fur guerci; cioè stravolti, non dice cherci; ma guerci, Si della mente, in la vita primaia; cioè su nel mondo. E qui appare come l’errore della mente è compagno dell’avarizia e prodigalità come fu detto di sopra. Che con misura nullo spendio ferci; cioè non tennono misura in dare nè in tenere, come è dimostrato di sopra nelle sentenzie de’ prodighi, e delli avari. Assai la voce lor; cioè delli prodighi e delli avari, chiaro l'abbaia; cioè lo dice, e manifestalo, Quando vengono; li avari e li prodighi, ai due punti del cerchio; i quali sono mostrati di sopra, Dove colpa contraria; cioè gittare, e tenere, li dispaia; cioè li divide l’uni dalli altri, come mostrato è di sopra. Questi fur cherci. Ora dimostra Virgilio a Dante, quali furono cherici, e dimostra tra li prodighi e li avari, tutti quelli che ànno la cherica in sul capo; e quelli cotali dice chiaramente che furono cherici, e però dice: che non àn coperchio Piloso al capo; cioè che non ànno coperto il capo di capelli, anzi l’ànno raso, papi e cardinali; di costoro dice nominatamente, perchè in loro l’avarizia e prodigalità più si manifesta che nelli altri. In cui; cioè nelli quali papi e cardinali, usò avarizia. Qui si piglia avarizia largamente per lo immoderato amore d’avere, che comprende sotto sè avarizia, propriamente prendendola1, e prodigalità. il suo soperchio; cioè la sua dismisura: imperò che se avarizia avesse misura non sarebbe vizio; ma sarebbe virtù; cioè parcità, o vogliamo intendere la sua soprabbondanzia: imperò che soprabbondantemente li cherici, papi, e cardinali, sono avari e prodighi.

C. VII — v. 49-51. In questo ternario pone lo nostro autore come

  1. C. M. propriamente sunta, e prodigalità. Il nostro codice à - prendendola, altrimenti presa e prodigalità.