Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/301

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Atlante diede aiuto a Medusa, vinta Medusa con la forza del regno di Medusa vinse Atlante, e cacciollo in fin che lo rinchiuse in sul monte. E questo intende la fizione, che dice che lo mutò in monte, che del sangue di Medusa nascè 1 Pegaso cavallo alato; e le altre cose che seguitano richieggono altra esposizione che storiale; cioè che Perseo, che significa virtù, aiutato da Pallade; cioè dalla Dia della sapienzia, vince Medusa: cioè oblivione che è una spezie di terrore, perchè Medusa è una delle tre sorelle 2 che si chiamarono Gorgones; cioè terrori. Gorgon s’interpetra terrore, e perchè sono tre le specie de’ terrori, però si nominano tre suore; cioè Stenio, che s’interpetra debilità di mente, ch’è principio di paura; Euriale che s’interpetra lata profondità, stupor di mente, ovvero amenzia, quando la paura abbatte la mente; Medusa; cioè dimenticamento, quando la paura non solamente impaccia il conoscimento; ma ancora vi mette ignoranza delle cose sapute. Morta Medusa da Perseo; cioè dal virtuoso, quindi nasce Pegaso cavallo alato; cioè fama, la quale fa la fonte delle muse, perchè delle virtuose opere de’ signori è fama, e le cose famose sono materia ai poeti di scrivere. Ancora il capo di Medusa veduto dalle persone muta in sasso: imperò che chi riguarda alla paura, perde lo conoscimento; e per tanto Perseo vi vae avverso, perchè il virtuoso si lascia la paura di dietro perchè la dispregia non pensandola, se non in figura, tanto che l'abbia vinta, però la riguarda e mirala nello scudo del cristallo di Pallade che è chiara e rilucente difensione di sapienzia. Dà Perseo ancora lo capo di Medusa alla sapienzia alla quale lo porta nel petto; ma non lo ragguarda, perchè lo savio porta sempre seco la paura nella mente; ma non si lascia vincere a quella: chè non li volge il viso; cioè non li dà lo intelletto, e così espone santo Ilario la detta fizione, seguitando Fulgenzio; ma di sotto la metteremo meglio ad intenzione dell’autore. E seguita: sì il farem di smalto; cioè lo farem di pietra. Lo smalto è pietra: però che di pietra si fa. Dicevan tutte; le furie predette, riguardando in giuso; in verso Dante; e questo appare che dicean di lui: Mal; cioè male a nostro uopo, non vengiammo in Tèseo l’assalto; cioè non facemmo vendetta dell’assalto di Teseo; cioè che Teseo fece all'infernali quando discese all’inferno: chè se ce ne fossimo vendicate, li altri non si sarebbon messi a venire come ora s'è messo costui; onde è da notare la fizione di Teseo. Teseo re delli Ateniesi, e Peritoo furono grandissimi compagni, e puosonsi di non pigliare moglie, se non delle

Inf. T. I. 17
  1. Nascè è desinenza regolare nel perfetto del verbo nascere il quale à pure il participio nasciuto adoperato e dal B. Iacopone e da Ludovico Ariosto; l'uso però antepone nacqui, nacque, nato. E.
  2. C. M. tre suori che si chiamavano