Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/488

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444 i n f e r n o

76Et io temendo che il più star crucciasse
      Lui, che di poco star m’avea ammonito,
      Tornaimi indietro dall’anime lasse.1
79Trovai lo Duca mio, ch’era salito
     Già in su la groppa del fiero animale,
      E disse a me: Or sii forte et ardito.2
82Omai si scende per sì fatte scale:
      Monta dinanzi, ch’io voglio esser mezzo,
      Sì che la coda non possa far male.3
85Quale è colui, che s’appressa al riprezzo4
      Della quartana, che à già l’unghie smorte,
      E trema tutto, pur guardando il rezzo;
88Tal divenn’io alle parole porte:
      Ma vergogna mi fer le sue minaccie,5
      Che innanzi a buon signor fan servo forte.
91Io m’assettai in su quelle spallaccie:
      Sì volli dir; ma la voce non venne
      Com’io credetti: Fa che tu m’abbraccie.
94Ma esso, ch’altra volta mi sovvenne
      Ad alto forse, tosto ch’io montai,6
      Con le braccia m’avvinse e mi sostenne;
97 E disse: Gerion, muoviti omai:
      Le rote larghe e lo scender sia poco:
      Pensa la nuova soma che tu ài.
100Come la navicella esce del loco
      In dietro in dietro, sì quindi si tolse;
      E poi che al tutto si sentì a gioco,7

  1. v. 78. C. M. da quelle anime
  2. v. 81. sie prode et ardito,
  3. v. 84. C. M. non ti faccia male.
  4. v. 85. che à presso il riprezzo
  5. v. 89. C. M. Ma vergognar mi fen
  6. v. 95. C. M. Ad alto tosto forte ch’io
  7. v. 102. C. M. al gioco,