Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/502

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458 i n f e r n o   xvii. [v. 76-84]

gne che tanto erano scesi in ver man manca, ch’aveano passato il fiume, sì ch’elli lo sentia cader da man ritta e fare un grande scroscio. E ragguardando in giuso timido di cadere, vide fuochi e sentì pianti e però tremando si racconciò in sulla fiera: et avvidesi ch’ella scendea e girava per li grandi mali, che non lo vedea prima; e fa una similitudine, come il falcone che stato assai su l’ale, che sanza vedere lo richiamo si cala, onde il falconier se ne duole e scende stanco onde s’è mosso gagliardo e veloce, e rotandosi molto ponsi sdegnoso e fello di lungi dal falconieri; e così dice che Gerion li pose al fondo dell’viii cerchio, e scaricato Virgilio e Dante si dileguò, come la cocca dello strale 1 dalla corda, quando è saettata. E qui finisce il canto: ora è da vedere il testo con le allegorie o vero moralitadi.

C. XVII — v. 76-84. In questi tre ternari l’autor nostro finge come ritornò a Virgilio, partitosi dalli usurieri, dicendo così: Et io; cioè Dante, temendo che il più star crucciasse Lui; cioè Virgilio, che di poco star m’avea ammonito; quand’io andai alli usurieri, Tornaimi indietro dall’anime lasse; cioè stanche delli usurieri. Trovai lo Duca mio; cioè Virgilio, ch’era salito Già in su la groppa del fiero animale; del quale fu detto di sopra, E disse a me; Dante: Or sii forte et ardito. Omai si scende per sì fatte scale; quale è questa di questa fiera, Monta dinanzi; tu Dante, in su questa fiera, ch’io; Virgilio, voglio esser mezzo; tra la coda e te, però dice, Sì che la coda; della fiera, non possa 2 far male; cioè a te Dante. Sopra questo è da notare che litteralmente questa fizione era necessaria a mostrare verisimile lo loro descenso nell’ viii cerchio; ma allegoricamente intende che Virgilio; cioè la ragione superiore ch’era rimasa, cioè occupata a parlare con la bestia; cioè considerare lo vizio dell’astuzia, acciò che intesa la potesse distinguere e dividere; e come il cavalcatore che scorge 3 lo cavallo a suo arbitrio, era montata in sulla fiera; cioè che v’era già fatto potente et intendeva tutte le sue spezie e divisioni. E dice notantemente in su la groppa, per ch’era già venuto all’ultima et inferiore spezie; e dice che disse a lui Dante; cioè alla sensualità: Or sii forte et ardito; a resistere al vizio che non ti rompa 4; ma soggiogalo e cavalcalo, che oggimai il processo di questo disgrada 5, e fecelo montare dinanzi; cioè feceli considerare l’apparenzia dell’astuzia per queste scale; cioè per li gradi dell’astuzia, e cavalcare e metter sotto le sue fraudulenzie; e la ragione fu mezzo che la coda; cioè il fine, non li facesse male: imperò che po-

  1. C. M. stralo
  2. C. M. non ti faccia male;
  3. C. M. che distorce lo cavallo, era
  4. C. M. ti corrompa;
  5. C. M. di questo disguardare, e fecelo