Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/754

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710 i n f e r n o

103Et un, ch’avea l’una e l’altra man mozza,
      Levando i moncherin per l’aere fosca,
      Sì che il sangue facea la faccia sozza,
106Gridò: Ricordera’ti ancor del Mosca,
      Che dissi, lasso! Capo à cosa fatta,
      Che fu mal seme per la gente tosca;1
109Et io li aggiunsi: E morte di tua schiatta;
      Perch’elli accumulando duol con duolo
      Sen gìo, come persona trista e matta.
112Ma io rimasi a riguardar lo stuolo,
      E vidi cosa, ch’io avrei paura,
      Sanza più pruova, di contarla solo;
115Se non che coscienzia mi assicura,
      La buona compagnia che l’uom francheggia
      Sotto lo sbergo del sentirsi pura.
118Io vidi certo, et ancor par ch’io il veggia,
      Un busto sanza capo andar, sì come
      Andavan li altri della trista greggia.
121E il capo tronco tenea per le chiome
      Pesol con mano a guisa di lanterna,
      E quel mirava noi, e dicea: O me!
124Di sè facea a sè stesso lucerna;
      Et eran due in uno, et uno in due;
      Com’esser può, Quei il sa, che su governa.
127Quando diritto a piè del ponte fue,
      Levò il braccio alto con tutta la testa,
      Per appressarne le parole sue,
130Che fuoro: Or vedi la pena molesta
      Tu, che, spirando, vai veggendo i morti,
      Vedi s’alcuna è grande come questa,

  1. v. 108. C. M. il mal seme