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722 i n f e r n o   xxviii. [v. 37-54]

modi, come si dirà di sotto, Seminator di scandali e di scisma; qui si piglia scisma generalmente per ogni divisione, Fuor vivi; cioè quando viveano, e però son fessi così; cioè come tu vedi in diversi modi.

C. XXVIII — v. 37-45. In questi tre ternari l’autor nostro continua ancora a parlare di Maometto, dicendo com’elli manifesta chi dà loro queste ferite, e come domanda chi è Dante, dicendo così: Un diavol è qua dietro; dice Maometto, che n’ascisma: cioè che divide e taglia noi, Sì crudelmente; come tu vedi, al taglio della spada; ch’elli tiene in mano, s’intende, Rimettendo ciascun di questa risma; cioè di questa setta: risma si chiama lo legato delle carte della bambagia di xii quaderni, e qui si pone per la setta, Quando avem volta la dolente strada; cioè quando aviamo 1 girata questa selva 2 ove sono dolori e pene; e così manifesta il tempo: Però che le ferite son richiuse; cioè le ferite nostre che ci à dato, Prima, ch’altri dinanzi li rivada; e così dimostra la rinnovazione della pena, e così si manifesta la cagione. Et allegoricamente si può dire per quelli del mondo che, discorrendo per sì fatti peccati d’anno in anno la vita loro, continuamente sono tentati dal dimonio di rinnovare scandali, divisioni e discordie; e così convenientemente finge dopo la vita esser data loro sì fatta pena. Et aggiugne poi come domanda Dante, dicendo: Ma tu chi se’; dice Maometto a Dante, che in su lo scoglio muse; cioè in sul ponte ch’era di pietra intera sì, come uno scoglio di mari, aspetti e staiti, Forse per indugiar d’ire alla pena; elli medesimo aggiugne la cagione ch’elli crede, che tenga Dante in sul ponte; cioè per indugiar la pena, Ch’è giudicata in su le tue accuse; cioè alla quale tu se’ dannato per le accuse 3 fatte contra di te? Seguita la risposta di Virgilio a questa dimanda.

C. XXVIII — v. 46-54. In questi tre ternari l’autor finge che Virgilio rispondesse per lui a Maometto, dicendo così: Nè morte il giunse ancor; intende di Dante, e così mostra che sia ancor vivo, nè colpa il mena; cioè Dante, Rispose il mio Maestro; cioè Virgilio, a tormentarlo; e questa è determinazione a quel verbo il mena; Ma per dar lui; ora assegna la cagione per ch’elli è quivi; cioè per avere esperienzia dell’inferno, e però dice: per dar lui; cioè per dare a lui Dante, esperienzia piena; cioè pruova manifesta, A me, che morto son; cioè a me Virgilio, convien menarlo; cioè lui Dante, Per lo Inferno quaggiù di giro in giro; sicché il veggia tutto, altrimenti non sarebbe piena esperienzia: E questo è ver; cioè quel ch’io

  1. Aviamo; per la nota uniformità di cadenza, la quale pure si cambiò temano, vedemo in temiamo, vediamo. Avemo si mutò in aviamo, a cui d’ordinario si preferisce abbiamo. E.
  2. C. M. questa bolgia dove
  3. C. M. per le cose fatte