Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/844

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22Perch’io mi volsi, e vidimi davante,
      E sotto i piedi un lago, che per gelo
      Avea di vetro, e non d’acqua sembiante.
25Non fece al corso suo sì grosso velo
      Di verno la Danoia in Ostericchi,12
      Nè Tanai là sotto il freddo cielo,
28Com’era quivi: chè, se Tabernicchi
      Vi fosse su caduto, o Pietra Pana,3
      Non avria pur da l’orlo fatto cricchi.
31E come a gracidar si sta la rana
      Col muso fuor dell’acqua, quando sogna
      Di spigolar sovente la villana;
34Livide in fin là dove appar vergogna,
      Eran l’ombre dolenti nella ghiaccia,
      Mettendo i denti in nota di cicogna.4
37Ognuna in giù tenea volta la faccia;5
      Da bocca il freddo, e dalli occhi il cuor tristo
      Tra lor testimonanza si procaccia.
40Quand’io ebbi d’intorno alquanto visto,
      Volsimi a’ piedi e vidi due sì stretti,
      Che il pel del capo avieno insieme misto.
43Ditemi voi, che sì strignete i petti,
      Diss’io, chi siete? E quei piegaro i colli,
      E poi ch’ebber li visi a me eretti,
46Li occhi lor ch’eran pria pur dentro molli,
      Gocciar su per le labra, e il gielo strinse
      Le lagrime tra essi, e riserolli.

  1. v. 26. C. M. Lo verno
  2. v. 26. C. M. Osterlicchi,
  3. v. 29. Pana; Pania, con la consueta fognatura dell’i, come più sotto testimonanza. E.
  4. v. 36. C. M. a nota di
  5. v. 37. C. M. Ognuna tenea in giù