Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/886

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842 i n f e r n o   xxxiii. [v. 151-157]

dell’altre genti: imperò ch’ànno lor costumi differenti da tutti li altri, e pien d’ogni magagna: forse che era così al tempo dell’autore; ma quanto alla fama che ora è di loro, da rubare il mare in fuori et ancora in fare buona la ragione del cittadino loro contra al forestieri, assai sono l’altre magagne di che sono netti; disselo forse l’autore parlando superlativamente: imperò che in rubare et in arrecare roba a casa et in superbia; e perchè è lo più grave peccato che sia e madre di tutti li altri, forse per questo dice così, Perchè non siete voi del mondo spersi; cioè tolti via del mondo? Et assegna la cagione perchè à detto così: Chè col piggiore spirto di Romagna; cioè frate Alberigo, Trovai di voi; cioè genovesi, un tal; cioè messer Branca, che per sua opra In anima in Cocito già si bagna; come detto è di sopra, Et in corpo par vivo ancor di sopra; perchè, secondo la fizione dell’autore, ancora era vivo quanto al corpo; e questo si dee intendere come esposto fu di sopra cap. xxii. E qui finisce il canto xxxiii della prima cantica ec.: seguita lo xxxiiii canto.

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