Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/46

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— 42 — troverete qui sotto, chiaro vedrete in quale inganno sia caduto, sia fidando in Palermo sia non conoscendo le traduzioni latine, delle (juali quella del Rosciate è, si può dire, quasi letterale fino a non mutare od ommettere una favoletta scritta per irridere la grossezza del volgo del suo paese. Se i traduttori latini nominano se stessi, e fanno fede dall’italiano iiorito del Lana, se di bolognese non trovasi, ma tutto è italiano, sfuma l’autorità palermiana, ed egli stesso, il Zambrini, è costretto a rompere colle sue mani la colonna a cui si era appoggiato. Chi potè condurlo nel seguitare il Palermo può essere stato un motto del Salviati, che ora potrà meglio considerare, e vedrà rendersegli meno ambiguo a dimostrare la concordanza dell’Alberigo e del Lana. Alla sua difficoltà poi in persuadersi che un bolognese non istentasse a scrivere lungamente italiano, basterà contrapporre ciò che Dante lasciò nel I, 15 dal Yulgare eloquio: Diclmus ergo quod forte non male opinaììtur qui bononienses asserunt ’pulchriori locutione loquentes: le quali parole non mi traggono già a credere che Dante accennasse al dialetto del volgo, ma alla lingua d’Italia quando si poneano a parlare in essa i Bolognesi colti (e di buon ora essi scrissero con molta lode l’italiano), i quali anche per una costruzion naturale del loro dialetto, e per una loro particolare attitudine di formarsi in capo le idee, trovavano agevole esprimerle con grazia maggiore che non altri italiani; e non per nulla i tempi che succedettero a quelli dietro a Bologna il predicato di dotta! Ma oltre a ciò è presumibile ricordare ch’egli apparteneva alla nazione dei Toschi dimorante in Bologna, di qualunque sia ramo dei Lana, e il Gualandi ne prova, quindi se anche abbia scritto a Venezia, e gettata qualche voce del veneto, deve avere avuta prestanza a scrivere il parlare della sua schiatta antica. Voi, Signori, avrete per vostra parte ravvisato come l’italianissimo God. 326 non sia poi tanto toscano da farne remore. Io devo essere breve, e non anderò a cogliere per voi cose lunghe, ma ad avere piena contezza delle autorità di che mi sono valso a mettere innanzi questo Volume, reputo gradirete che prima vi dia un saggio di que’ due Godici col raffronto del Magliabecchiano, poi di