Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/101

Da Wikisource.

xml PREFAZIONE ALLA NUOVA RISTAMPA. Del presente cemento aggiungerò poche cose. Ai concetti e alle locuzioni di Dante io soglio spessissimo porre a ri- scontro i concetti e le locuzioni del suo maestro Virgilio. Tale corrispondenza potrà parere a taluni troppo fr,equente, e però imaginaria più d'una volta. Io, dopo aver rammen- tato i molti studii da Dante fatti (come nel Convito egli accenna) sopra Virgilio, e il chiaro suo dire, del hello stile che da solo Virgilio egli tolse, e .dell' alfa tragedia eh' e* sa- peva tutta quanta a memoria, dirò che, se in uno o in al- tro luogo la locuzione virgiliana non pare ch'abbia ispirata la dantesca, fa almeno vedere come talune di quelle che in Dante pajono licenze o stranezze, egli possa giustificarle con autorevoli esempi, r^tla il lettore s'accorgerà che il più delle volte la convenienza de' modi dell' Eneide con quelli àeWà Commedia non ò casuale: né, per essere ciò tanto frequente, se ne farà maraviglia. Dall'ingegno profondo son tratte le più delle stesse imitazioni di Dante: tanto con la forza propria egli le doma; e, ruminate, le converte in propria sostanza. Perchè, non è da dimenticare che, sic- come in tutte le opere umane, nella Commedia \q bellezze, se cosi posso chiamare, relative occupano luogo non pìc- colo, e si congiungono alle assolute ed eterne e natie in modo che a nessun amico dell'arte è lecito tutte dispre- giarle. Un'altra cosa io credetti necessaria in questo cemento: togliere quel pregiudizio che sovente taccia l'Allighieri di licenzioso quanto alle forme dello stile e della lingua; al qual fine, ad ogni apparente licenza che no' suoi versi s'in- contra, io m'ingegno dimostrare com'essa sia, o diretta- mente per ragione evidente d'analogia, confermata dal-