Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/140

Da Wikisource.

24 INFER^'0 Tre le fiore che as.>algono Dante, tre le donne che prendono di lui cura. Le fiere son la lussuria, la superbia, l'avarizia; le donne, V Umile Cd alta più che crcaliwa, la vergine Lucia, cquella Beatrice, della quale nel XXXI del Paradiso ò lodata la magnliicenza. E se non fosse così facile come pericoloso l'arzigogolare sojtra i concelli degl'ingegni grandi e trovarvi per entro cose eh' e' non vi hanno mai messe, direi' che la Donna gentile, umile ed alta si contrappone, al leone ne( quale è simboleggialo da s. l^ietro il superbo Lucifero; Beatrice la fiorenti- na, la pura Imagine dell'amor suo, alla Lonza, cioè a que' piaceri che corrompevano Firenze e la preparavano asiM'vitù; Lucia, che sull'alba prende il Poeta e lo porta all'entrata de'giri ove si pursa ogni colpa, alla lupa, animale d'insidie notiurne (1). E potrei soggiungere, che alla lupa mossa fuor d'Inferno per opera dell'invidia, ben si contrap- pone Lucia, mossa dall'alto per opera di Maria vincitrice dell'invidia infernale; Lucia, che col nome dice il contrario di quel vizi^', il quale porta nel nome il difetto del vedere, e nel Purgatorio è punito con dolorosa cecità. «Confessiamo per altro, che se almeno il principale significalo del simbolo fosse stato indicalo un po' più chiaramente, la poesia non jìerdeva delta sua luce. Quanto a bellezza di colori, la più alta figura è la Donna gentile. Maria, della quale il trionfo comincia nel vigesi- mo terzo del Paradiso, e si svolge, come la rosa, dal Poeta dipinta negli ultimi canti. E nel Purgatorio ritorna, ad esempio delle virtù opposte ai vizii espiati, sempre in luce soave l'imagine di Maria (2). Poi viene Beatrice, che già in questo secondo dell'Inferno apparisco fin sotterra lucente di chiarezza celestiale; sempre lungo la via orri- bile di laggiù e ardua del monte, rammentala con desiderio, quasi redentrice dell'anima del Poeta; della qual Beatrice il trionfo negli ultimi del Purgatorio non è che l'iniziamento della sua sempre cre- scente e gioia od amabilità per le sfere della raggiante armonia. Il poco che qui nel secondo dicesi di Lucia è cosa gentile, e prepara a quel più che se ne tocca laddove eli' è rappresentala portare il Poeta dormente fin presso alla porla sacrata. Anco Rachele ritorna, prima che nell'alto del fiore celeste, in un cenno che ne fa Lia, bella anch' es- sn. non, quale nella Genesi, cogli occhi cispicosi, appunto per dimo- strarci come nella fantasia del Poeta e nelle tradizioni religiose del tempo le imagini storiche si trasfigurino in forma ideale Ed è ima- gine storica, trasfigurata, Matilde, nella quale l'antioo Guelfo vedeva conciliali a qualche modo i suoi desiderii della riverenza debita alla suprema potestà cristiana residente in Italia colla civile grandezza della nazione e coll'avviamento alla sua futura unità. Belle, ciascuna d'un suo proprio genere di bellezza, le figure della Pia, di Piccarda e di Cunizza (3); mi più prcdilella da Dante Piccar- da, come Fiorentina e come affine alla moglie di lui, e tanto più ac- carezzata con religiosa afi^ezione, quasi per compensare lo sdegno ver- sato sul fratello superbo {'t). Mcn pietose che quelle della Pia, moglie infelice, suonano le parole di Sapia cittadina invidiosa (5); ma suo- nano anch'esse pietà: e per contrapposto richiaman alla mente quel clic dell'invidia altrove è detto: La ìiK^rptrkc cha mai dall' ospizio Di Cesura no:>. torse qli occhi putti (0). E qne.ne parole rammentano quel che della donna inverecondi e straziata è in più luoghi tuonalo (7). (1) Aùn., \1. C'ì Par.,X[n. (2) Pnrg , X, XIII, XV, XX. XXVL {('>) lai"., XIII. (3)Piirg., V, XXIV: Par., Ili, I\. '7) Inf, XIX; Piirg., XXXÌI. l\) Inf., VI; Ping.. XXfV: P.u\. III.