Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/18

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x proemio.

da un lato solo; si trovano impacciati a giudicar quest’ingegni a’ quali apparisce così netto il limite che separa il vero dal falso; imparziali, talvolta almeno, nella stessa parzialità, e nell’ardore della passione presenti a sè stessi. Io non dico che Dante nell’ira non abbia varcato mai quel tenuissimo limite: dico che in mente sì retta non solo non s’hanno a chiamare contradizione ma logica necessità questi due elementi contrarii; riverenza alla religione, e dispetto di chi ne prostituisce l’amabile dignità.

E pare che la Fortuna (quella ch’egli imaginava ministra degli splendori mondani, e regnatrice beata nel volgere della sua spera) abbia voluto per tanti casi agitare la sua vita, e quasi per tanti stadii d’educazione condurre, e in contrarie posture atteggiare, quell’anima, acciocchè riuscisse più intero il suo svolgimento. Egli, insieme con le gioie e le inquietudini dell’amore, uso a provare i conforti e ad esercitare i rigidi uffizi della vera amicizia, vedersi a un tratto trasportato in una regione d’odio e di rancore, e quivi per forza di sempre sopravvegnenti sventure confitto e compresso! Prima non timido guerriero, poi cittadino autorevole, poscia in tempi difficili magistrato infelice, quindi esule e nemico impotente: l’onore e il dispregio, l’agiatezza e la povertà, gli affetti di famiglia e di patria, la vita meditativa e l’attiva, il vizio e la virtù: tutto egli ha sentito in sè stesso. E le lettere e le arti, e le divine scienze e le umane, e quelle che la materia riguardano e quelle che lo spirito, e l’antichità lontana e il mondo vivente, e la propria e le straniere provincie, e i vicini popoli e i remoti, e gli orrori della selvaggia e l’amenità della coltivata natura, e i principeschi e i popolari costumi, e i tirannici stati e gli anarchici e i liberi, egli ha visitati, dipinti, com’uomo che serba nella contemplazione la sicurezza e l’agilità della vita operante, con un’esclamazione, con un’imagine, con un cenno. Onde si potrebbe affermare che quella mirabile varietà che corre tra il suo Paradiso e l’Inferno, indichi la varietà delle sue proprie esperienze, e la guerra d’opposti principii che commoveva il suo secolo.