Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/226

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10(5 INPERNO ALLEGORIE DEL POEMA, Macroblo (i); Sacrarum rerum notio sub}pìo figmmtorum vel amine j honestis et teda rebus et vestita nominibus enunciatur. É impossibile^ dice Dionigi Areopa^ita, o l'autore qualsiasi clie porta quel nome, è impossibile che il raggio divino risplenda a noi se non circovvelato dalla varietà di velami sacri (2). E Tommaso: SoUo le similitudini e figure s'asconde la verità figurata (3). E altrove: Il velo del Tempio signifi- cava le cose nascoste ai più, note a' saggi (4). E il Vangelo, congiun- gendo le due imagini di nascondere e di togliere il velo: Sia lode a te. Padre... che ascondesti queste cose a' savii e agli avveduti, e le hai rivelate a' par voli (5). Dante ritorna sovente su questo che era lo spi- rito dei tempi suoi e di tutta l'antichità. Nella Vita Nuova e' disprezza quella poesia che sotto gli ornamenti delle parole non porta sodezza di cose; e nel Convivio: L'uno senso si chiama letterale, e questo è quello che non si stende più oltre chela lettera propria ; V altro si chia- ma allegorico, e questo è quello che si nasconde sotto il manto delle favole: ed è una verità ascosa sotto bella menzogna... E altrove: In- tendo anche mostrare la vera sentenza... che per alcuno vedere non si può sHo non la conto, perdi' è nascosa sotto figura allegorica. 11 Rossetti qui vede un simbolo dell'esilio di Dante, al quale i Fio- rentini chiudon le porte, e Arrigo gliele apre. Gli altri fomentatori Intendono che la sola filosofia naturale flgu'-ata in Virgilio non può penetrare ì decreti della giustizia sempiterna. Una forza superna bi- sogna che riveli ed apra; poi la ragione va franca da sé. Io accetterei e la interpretazione filosofica e la politica: tanto più che il cenno di Teseo rammenta Atene, alla quale in tre luoghi il Poeta accenna, e in due la raffronta a Firenze (6); l'accetterei purché per il messo s'intenda non Arrigo, ma in genere un rfwa;, chiamato nell'ultimo del Purgatorio messo di Dio: e ciò tanto più che al tempo che questo Canto fu scritto, egli forse non pensava ad Arrigo. Quanto al chiudere oli occhi, spiegherei che la ragione li deve distorre dal volgere pure (d) Somn. Scip., I, 2. (6) Mallh., XI, 25. (2) Dionys. I, Ilier. (Q) Viiv^ ,\l: Alene e Lacedemona... (3) Som., 2, 2, 8. E 2, 2, 6: Sodo Fecero al ^u'ver bene un pkcivl cenno le similitudini e salto i segni: parola Verso di te. - XV: La villa. Del cui più generale, che sapieiilemeiile de- nome ne' Dot fn tn»la He, H onde ogni nota come ogni segno sia (ìgnra e velo scìenzia disfavilla Parad.,XVir. Qual di più verità E 2, 2, 2 : // velame si partì Ippolito d'Alene Tal di delle antiche cerimonie. Fiorenza partir ti conviene. (4) Som., 1, 2, 102.