Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/451

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•ANTO XXVII. 315 30. Che ciascun suo nimico era cristiano; E nessuno era stato a vincer Acri, Né mercatante in terra di Soldano); 31. Né sommo uficio né ordini sacri Guardò in sé, né in me quel capestro, Che solca far li suoi cinti più macri: 32. Ma, come Costantin chiese Silvestro, Dentro Siratti, a guarir della lebbre; Così mi chiei^e questi per maestro 33. A guarir della sua superba febbre: Domandommi. consiglio ; ed io tacetti, Perchè le sue parole parvero ebbre. 34. E pòi mi disse: « Tuo cuor non sospetti. » Fin or t' assolvo : e tu m' insegna fare » Sì come Penestrino in terra getti. nipote, Invitò a mensa una de' Co- lonna, e la diede alie voglie di co- stui : la donna resisteiie : onde gli odi", l Colonna rub irono non so cne tesoro del papa; ond' egli depose i dUH Cardinali dellt fam glia, e at- terro le lur casp, e bandì loro la ero "e ad tosso, che sapeva cu' è le- nevan trattalo con Kederìso re di tji'^ilia. Kssi negarono a Bonifazio ubbidien/ia e s'appellarono al lu- turo conc'Iio. (Fi Piiìwipe. Muth , XXVII, -20: Principe.>... »actrdutuni ; q n piin- cipe ha looi'io senso — Fui n Melili , XXUl, 2.3: S'iver cathe- (tram Moyn *eAtruìU Sciibue , et P/iaasaet. . . Qunecwi-que dixerint vobis, sercate, et fatile ; secunlum opera '•'ero e^ivuin noUle facete. 30 <SL) A<'ri. K nneszata la fede, non er-t siat-» "-o' Sar^oeni afonnbii- lere. Nel »29i il Soldano di B bilo- nia -on gr-ind'oste atioin'ó U oiita indarno <1if^sa d^i valorosi Fem. ila- ri: l< vinse, la saccnetjtiió : sessn- tamìla furono tra morti e oresi ; il Cofljiuerf^io Hor»niino n'ebbe gran rotta (V.ll., V.l. 144, 443). 31. (L) SOfHino : oaudle — C'ipe- sl'o : cord ne - Mieti per le asti- nente. » frali eh" lo ring'vano. (>L)C'ipcs(ro. Dante dis Frnn- cescn: 1,'uimlt capestro (Par., XI). — Macri. Nel Paradiso rimprovera a frati e monaci degenerati la car- nale lautezza. (F; Sacri. A rpligio<o, dice l'A- noniiiio, e intt-rdeHo ugni atto lai- cale. Monche di yuerta. 32 ( L) Si' alti : Soratte, ora monte Saul' Oie,-ie. (sL- CoslanHn. Tradizione fa- volosa D'USUI, it, 12 11 magno Costantin cW essemHt infer»o Alla sita ifbb>a non trocò ^u^l>yno Quan- 00 Sdcestto u Do ledile e ìermo, P itilo da Si -Mi, e giunto a lui Sol col b itf sr/.o gli tolic ogni verino. [Ne paria nella Mon , lib. hi. ] — Sii alti. Anco in prosa — Mieatro per medico, il Bui'cacoio iXXiX, 2). Qui ha doppio .senso. 33. {<L) Parole. Tibul., HI, 6, 36: Ebria rerba (Fi Febbre: Ambr. : Lacondia è la no4ra lebbre. (E sogenunge al- tre passioni.) Bf-rnarflo : Il peccalo è nlla natura quel eh è ut corpo la Ubbie — Ebbr- J^i. XIM, <3: In- piebo .. sacer lotes .. ebiieiale. Som. : Pingui. na Iri siif-ranzH aJl' ebrezza. 31 (L) Fin or: fin d'ora — Pe- ne dr ini) : i't^iitsie, ora Paiestnna. — Geili io, (>L)C"or. Is .VII, 4: Cortuum ne fortni'itl. — Sospeiii Sospetto per tema Inf.l, XXill. — Penetrino. Vii., Vili ; Pjkte^trmo. Da gran tem- po il papa r assediava.