Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/48

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Xli AMORE DI DANTE. da Reggio, da Ferrara, da Modena, da Firenze: onde la parte de' Lambertazzi sono forzati lasciare la patria in nu- mero di quindici mila, e a portar l'ira e l'onta nella vi- cina Faenza. Quivi correva poscia a assaltarli il popolo di Bologna, ma invano: bene scacciava da Imola i <Thibel- lini, e la muniva di guelfo presidio. Vicenda orribile di vittorie e sconfitte, dove il vanto del valore era infamato dalla stoltezza dell' ire. In quel mese stesso che fu primo all'amore di Dant3, in Modena la fazione de'Rangoni e de' Boschetti cacciai Gras- soni; e i fuorusciti assaltano la città, e rompon l'esercito de' vincitori. In quel mese Astigiani, Pavesi, e Guglielmo di Monferrato, il rammentato da Dante, guastano le torri d'Alessandria, immemori della grande concordia che creò (luella città, che tanta gloria fruttò all'Italia, e tanta ver- gogna allo straniero nemico. Tommaso marchese di vSaluzzo abbandona l'alleanza di Carlo; il Piemonte si sottrae quasi tutto al dominio di Carlo; e i marchesi di Fossano, spos- sessati dell'avito castello, vanno in Paglia a mendicar pane e onta dal tristo Angioino, 11 quale, tolto a' Genovesi il castello d' Aiaccio, ode bruciati da loro m Sicilia i suoi le- gni ; ode saccheggiata l'isola di Gozzo; li vede, gli alteri cittadini della feroce repubblica, venir sotto Napoli a gri- dargli improperi! e a sommergere nel mare le reali ban- diere. Vincitori per tutto fuorché a Montone, dove infeli- cemente s' azzuffano col siniscalco del re. In questo mese stesso dell'amore di Dante, Gregorio X convocava splendido concilio a Lione, di cinquecento ve- scovi e più che mille prelati; e Michele Paleologo ritor- nava, per paura de' Crociati e di Carlo, alla Chiesa latina. Rodolfo d'Austria prendeva anch'egli [la croce; e in gui- derdone il Pontefice a lui confermava non so che diritti sull'impero d'Italia, negandoli a Alfonso, re di Castiglia. Ma il re di Castiglia mandava trecento de' suoi soldati a Pavia; intantochè Napoleone Torriano, precursor di Lo- dovico il Moro, offriva all' imperatore d'Austria il dominio di Milano, e n'era eletto Vicario, e riceveva a tutela della città soldati tedeschi. Così tra un re spagnuolo e un im- peratore austriaco era conteso in quei tempi il diritto d'un regno sul quale e Austria e Spagna dovevano interi secoli dominare. Nell'anno appunto di cui ragioniamo, Tommaso conto d'Aquino e Bonaventura di Bagnoi'ea, che soli valevano un grande Concilio, due glorie immortali della scienza italiana, ingegni non meno alti di Dante, altamente da Dante cele- brati, morivano: l'uno cinquantacinque giorni prima, l'al- tro settantacin([ue giorni dopo ch'egli apprmdos.so i primi fremiti e 1« ])rimc lagrime dell' amore.