Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/524

Da Wikisource.

388 INFERN». segno )e particolarità Corporee deU^^^ cosa pm languida cheJ,^oiUn[gf^^-^^ „on so che, roseamente indeter- soltanto I grandi cpr|jj'^Yinrrazione lutla. Ugolino non sa chi sia l'uomo IWU^ViToie il peri'iiè del suo onio, ma e' gli par liurenlino ; e vuol dire o suo nemico o ignaro de' falli, o men crudo de' suoi IMsani , o tutte queste cose in una, e altre più. ^:on parla dal rodere eh' e 'fa l'Arci- vescovo , né |)el tradimento di quello, ma l'uno e l'altro accenna con tocco di potente brevità : son tal vicino: saprai s' e' m' ha offeso. Della sua carcere non descrive l'orribilità, mala nomina dalla fame, e le pronunzia altri ospiti : vaticinio infernale. Poi il sogno che a lui squarcia il futuro ; né egli ci si ralìigurase non sotto il nome di lupo, elupicini il suo sangue. È taciuto anco il nome del mome.e disegnato esso monte per questo che e' toglie a Pisa la veduta di Lucca, come se ogni cosa dovesse qui essere tìnto d'odio e muto di luce. I figliuoli piangono e parlano fra il sonno, jcome presemendo già l'agonia. Il senso che viene al padre della sua e altrui sventura adombrasi in quel ch'ai mio cuor s'annunziava; del sogno de' giovani non è detto chiaro, ma che ciascun ne dubitava, (ì il dubbio pa ;sa nell' animo di chiascolta. 11 busso dell'uscio chiodato, senza suono di parola od altro, apporta la sentenza di morie: il padre non fa molto, ma guarda i suoi figliuoli fatto come di pietra, e non piange. E chiamarli lutti insieme figliuoli è pieno di pietà ; e forse lo strazio de' nepoti più giovanetti più lo percuote nel cuore. Essi piangono; e primo un nipote, come più de- iDole , e meno esperto de' dolori e misfatti umani, parla a lui , e do- manda che hai? più orribile che chiedergli pane. Questi almeno non s'era ancora accorto del vero, né il punto in che gli altri s'accorgono è fermato: silenzio tremendo. Il padre non spio non piange con suono di querele a quella voce, ma non lagrima e non risponde. Tace; e tacciono un giorno e una notte. Il sole ritorna: un poco di raggio si mette per piccol pertugio in quel bujo e il conte scorge in quattro volti il suo volto, cioè le sue fattezze di i)adre , e lo squallore della faccia sparuta; ambiguità che consuona col rimanente tutto. E' sì morde ambedue le mani per dolore ; e quelli franiendono, che la pietà del martoro pel padre li fa empì a calunniare il cuore paterno : gli offrono in cibo sé stessi, per più straziarlo e dell' essere franteso e dell' essere dal loro amore ferito nell'anima più che da nemico fu- rore Alla profferta atroce e' si queta, ma non risponde parole per acquetare loro, indurato o insiupidilo dalia disperazione contro sé e contro tutti, o perclié parole non trova che non siano di furore o di lutto. Ancora due giorni s[;inno tutti muti ; \onn\i al quarto, un nipote gli si getta ai p'edi, chiamandoloanchf egli, come l'altro e come già lutti insieme, col nome di padre e sospirando ajuto ; dacché la natura supera nel giovane la pietà, né più si ricorda d'aver detto anch'egli : ci fiamen dofilia se tu mangi di noi. Gli altri tre cascano a «no a uno tra il quinto dì e il sesto , non sai in qual punto , qual primo , con quali singulti, se senza parola. Egli cieco va brancolando sopra ciascuno, e la fine di lui é acf-ennata da un verso che dice non i tormenti del corpo, ma l'ostinatezza del dolore, che quelli duramente vincendo, per tre giorni ancora glieli prolungava. Le due esclamazio'ii Ahi dura terra... ben se' crudel, non son quelle che po-;sano più sul cuore. Egli è tanto lontano dall'esagerazioup, che non solo non amplifica, ma non pariieolar<'ggia in minuto ; e sarebbe un moilo d'esagerare anche que- sto. Dal Ruti sappiacuo che il padre e i figliuoli morirono colla catena, con la catena al piede furono seppelliti : meglio saperlo dal Ruti ch«  <\n lui ; e tali omissioni mostrano il Poeta e il macstroi