Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/58

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l le rime.

tasma, senza affetto è cadavere: il pensiero senza imagine è nebbia informe, senza affetto è pallida nube: l’affetto senza imagine non fa lunga via nè varia, senza pensiero non conosce la via.

Di pensieri, d’affetti, d’imagini abbondano, più ch’altre rime liriche, queste di Dante. Io sull’imaginare, come su facoltà più a’ nostri giorni fiaccata, amo insistere un poco. Osservate in che varii modi egli esprima il suo pensare e sentir d’amore. Amore ferisce tra gli spiriti suoi, quale uccide, qual caccia. Al vedere la sua donna, ogni pensiero gli muore. Amore l’assale, e la vita quasi l’abbandona; e gli campa solamente uno spirito, che riman vivo perchè gli ragiona di lei. Quand’ella va per via, amore getta un gelo ne cuori villani, ond’ogni lor pensiero agghiaccia e perisce; de’ suoi occhi escono spiriti infiammati d’amore, che feriscono negli occhi di chi la guarda, e passano sì che ciascuno ritrova il cuore. Altra volta parlano d’amore i pensieri suoi tutti; altra volta gli si sveglia nel cuore uno spirito amoroso che dormiva; dalle labbra di lei move uno spirito amoroso che dice all’anima, sospira: e gli spiriti suoi parlano ed escono chiamando lei; il pensiero gliela reca nella mente; i sospiri vanno via sconsolati cercando lei morta; e in loro si raccoglie un suono di pietà che chiama la morte. Ella è nella sua mente; e Amore che nella mente la sente, si sveglia nel cuore, e dice ai sospiri: Andatene; ed essi vanno con voce che mena le lagrime agli occhi. E un pensier gentile che parla di lei, viene a dinàorare seco, e fa consentire il cuore; e l’anima interroga il cuore, ed esso risponde; e ne’ pensieri e ne’ sospiri ascritto il nome di Madonna, e molte parole della sua morte; e un sospiro gli esce dal cuore e passa i cieli pieni dello splendore di lei, e lo ridice al cuore, che appena intende quell’alto linguaggio. E così, pensieri, sospiri, spiriti, forze intellettuali, morali, vitali, son vestite di forme leggiadre, e poco partecipanti della tenace materia.

Ben vedevano i poeti dell’Italia rinnovellata, che gli antichi miti potevano ancora essere soggetto di sapienza simbolica, non di vera e razionai poesia; ma sapevano insieme non essere poesia senz’imagini, non essere senz’imagini linguaggio alcuno evidente; e una mitologia si creavano di spettri tenuissimi, dove la personificazione non fosse deificazione, dove ciascuno ingegno sopravvegnente potesse a genio suo modellare gli stessi fantasmi. Questa libertà, come l’altre libertà tutte, ha i suoi vantaggi e i suoi rischi; richiede uomini degni di goderla, e d’usarla capaci: ma è libertà che scioglie l’ingegno dai ceppi della materia senza rinnegar la materia, e nel corpo delle vecchie fanta-