Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/98

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XC TRIONFO m DANTE. della misura mirabile ordinata a' suoi pensieri ed imagina- menti; una spada spuntata, per rammentare le giovanili battaglie, e l' inutilmente bellicoso esilio; uno scudo che co- pre una croce, non sai se a proteggerla o a celarla; sopra lo scudo e vicino alla spada, una penna nera, e da cima, non. in punta, un po' macchiata di sangue; sotto, e accosto alla croce, una penna bianca e più grande. Sul colle, ma men alto di Dante, Giotto, Casella, Guido da Polenta, e Dino Compagni. Giotto riceve dall'alto più luce, e con in mano la matita ed un foglio ^'uarda al cielo, non a Beatrice però. Casella ha sulle ginocchia un liuto e guarda a Dante con amorevole domestichezza. Dino, concit- tadino di lui, e narratore onesto e piamente sdegnoso delle reità della patria, tien gli occhi a terra. I tre son seduti, (ruido sta ritto e s'inchina all'esule venerato; Guido che diede l'ultimo e tollerato ospizio ai sempre più intolleranti dolori dell'esule stanco; Guido che con onore regio onorò la sepoltura del povero dalla patria sua maledetto. I tre siedono, a dimostrare la famigliarità con cui da' coetanei sono trattati coloro che le generazioni avvenire non senza religioso pudore da lontano ameranno. Giotto e Guido alla destra di Dante, Casella e Dino a manca. A man manca, alquanto lontano e un po' più giù (a si- gnificare la distanza e dell'età e dell'ingegno),, stanno il Petrarca e il Boccaccio; quegli, coronato d' alloro, riguarda non Dante, ma fra settentrione e occidente non so che in aria, e si tiene con la manca la corona sul capo: il Boc- caccio, men prossimo a Dante, lo rimira fiso con amore, e accenna con mano al Petrarca che riguardi a lui. Sul pen- dìo del colle, ma non si che la vista del Poeta ad essi sia tolta, stanno a diritta Michelangelo e Leonardo da Vinci, a manca l'Ariosto ed il Tasso. A diritta i due artisti, per- chè Leonardo con l'ingegno meditante e inventore abbracciò più grande spazio del senno umano e della intellettuale bellezza, che non l'Ariosto ed il Tasso; e perchè Michelan- gelo fu di que' due cittadini più vero e più devoto alla me- moria di Dante. Il Da Vinci è seduto, a dimostrare la pace interiore di quell'ampio e sereno intelletto, con appiedo un liuto e la sesta, e in mano il pennello; e' guarda non Bea- trice, ma in alto, come se vedesse un'imagine di donna amata. Michelangelo ritto mostra a Dante con pietà disde- gnosa i n:ali def pendio e della valle. 11 Tasso guarda a Beatrice, e volge «iuasi a Dante le spalle: 1' Ariosto le volge alla donna, s'affisa in Dante. Perchè l'uno reca del vecchio Poeta in alcuna parte lo spirito intimo, l'altro in alcuna parte l' eistrinseca forma. L'Ariosto è seduto, a dimostrare la sbadata tranquillità di quell'anima che poco conobbe le