Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/105

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Baviera, la quale fu fatta monaca e del monasterio fu cavata, e fu donna dello imperatore Currado iii di Soave, filliuolo dallo imperadore Federigo ii di Soave, che fu lxxxxv imperadore contando dal primo del quale fu figliuolo ancora lo re Manfredi di Sicilia; ma non fu legittimo. E di questo imperadore Currado iii e di questa Gostanza imperadrice nacque Curradino, lo quale fu fatto decapitare dal re Carlo di Puglia e di Sicilia, come fu detto di sopra nel secondo canto del purgatorio. E dicesi che lo imperadore Federigo ii, avendo questo solo figliuolo legittimo, cioè Currado, cercò d’ammogliarlo di più alto sangue che potesse; e non trovandosi della casa di Baviera se non questa donna che era fatta monaca, perchè quelli di Baviera erano antichi più nobili 1 che altri della Mangna, fece accordio 2 coi parenti di fare lo parentado, e cavornola per forza del monasterio e diernola poi per donna allo imperadore Currado, come detto è. Fu un’altra Gostanza figliuola del re Tancredi di Sicilia, la quale fu mollie dello imperadore Arrigo vi di Soave, padre dello imperadore Federico ii di Soave, della quale fu detto nel canto iii della seconda cantica, quando disse: Nipote di Gostanza imperatrice; e di questa credo che l’autore nostro intendesse, la quale fu rapita del monasterio di Palermo e data per donna allo imperadore Arrigo vi, lo quale fu secondo imperadore coronato della casa di Soave: imperò che lo primo fu Federico primo, lo secondo fu esso, lo terzo fu Federico secondo. E questo par che vollia lo testo che seguita: imperò che questo Federico fu l’ultimo imperadore, che ricevesse corona di quelli di Soave; e però dice l’autore: E questo altro splendor; cioè questo altro spirito splendido, che ti si mostra; cioè lo quale si mostra a te Dante, Dalla mia destra parte; cioè dal lato ritto di me Piccarda, e che; cioè lo quale, s’accende Di tutto ’l lume della spera nostra; cioè della spera lunare dalla quale avemmo influenzia mentre che fummo nel mondo, osservando lo stato matrimoniale con quell’onestà e con quelle virtù che a quello stato s’appartengnano, le quali tutte ebbe la detta Gostanza; e però finge che s’ accenda ora di tutto lo lume della spera lunare, Ciò ch’io dico di me; cioè come io Piccarda fui rapita del monasterio e data al matrimonio, di sè intende: imperò che così fu rapita ella, e data al matrimonio. Sorella fu; cioè nel monasterio nel quale tutte si chiamano suore le monache, come li religiosi si chiamano frati per sengno di carità, che dè essere tra loro come tra i fratelli, e così li fu tolta Di capo l’ ombra de le sacre bende; cioè e così come a me li fu levato lo velo: e per questo dà ad intendere che l’una e l’altra fu consecrata e velata. Ma poi che pur al mondo fu rivolta; cioè la detta Gostanza

  1. C. M. più antichi
  2. Accordio: trammesso l’ i come in brieve, vadia ec. E.