Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/96

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perfetto o più perfetto, si rappresenta nei gradi più alti. E questo è quello che l’autore intese in questa sua fizione, che è conforme alla verità della santa Chiesa, siccome si mosterrà di sotto 1. Però parla con esse; cioè parla con quelle anime, et odi; cioè da loro ciò che ti diranno, e credi; cioè tu, Dante, Che la verace luce; che è Iddio, che è vera luce, che; cioè la quale, li appaga; cioè che li contenta, non lassa lor torcer li piedi; cioè le loro affezioni, Da sè; cioè da lui, da Dio: imperò che sono confermati in grazia: imperò che sono beati 2.

C. III — v. 34-45. In questi quattro ternari lo nostro autore finge, come confortato da Beatrice che parlasse con quelle anime ch’elli vedea, e certificato ch’erano vere sustanzie, e confortato che udisse da loro e credesse 3 ch’elle erano piene di carità: imperò che erano beate, incominciò a parlare con loro dicendo così: Et io; cioè Dante, drizza’mi all’ombra, che parea più vaga Di ragionar; ecco che finge che tra quelle sustanzie che avea vedute, ve ne fusse alcuna più vaga che l’altre di ragionar con lui, inverso la quale finge che dirizzò lo suo sermone, secondo lo consillio di Beatrice; sopra la quale fizione si può considerare che l’autore avesse questo intendimento; cioè dimostrare che non è contro la Teologia quello ch’elli dice, intendendosi per lo modo che detto è: e cominciai; cioè io Dante, Quasi com’om; ecco che fa similitudine, cui; cioè lo quale, troppa vollia smaga; cioè consuma. O ben creato spirito: ogni spirito che è beato è ben creato, cioè in buona ora e buona felicità, ch’ai rai Di vita eterna la dolcezza senti; cioè che ai raggi, che io ti veggo, cognosco che tu senti la dolcezza di vita eterna: li raggi, che ànno intorno a sè l’anime beate, sono segno de la loro beatitudine, Che; cioè la quale dolcezza, non gustata; cioè non assaggiata, non s’intende mai: nessuno può intendere la dolcezza di vita eterna, se non l’assaggia, Grazioso mi fia; cioè a me Dante 4, se mi contenti Del nome tuo; cioè che tu mel dichi, e della vostra sorte; cioè de la vostra parte della beatitudine, cioè che tu mi dichiari in che stato siete di beatitudine. Ond’ella; cioè unde la detta anima addimandata da me, pronta; cioè presta a rispondere et apparecchiata, e con occhi ridenti; e per questo si mostrò allegra, rispose, s’intende, così: La nostra carità; cioè di noi anime beate, non serra porte; cioè non leva audienzia et adempimento, Ad iusto prego; cioè che

  1. C. M. di sotto, e siccome disse Cristo: In domo Patris mei mansiones multae sunt -. Però
  2. C. M. beati in vita eterna; sicchè, benchè si rappresentino quine a te, lo loro desiderio è sempre congiunto con Dio. E per questo si può intendere che l’ autore nostro intese di quelli, che sono nel mondo confirmati in grazia.
  3. C. M. credesse loro, incominciò così:
  4. C. M. Dante sarà a grande grazia, se