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sopra sua moglie, dissirnulò la ingiuria, e fìngendosi prima pubblicamente pazzo, chiamò a segreto congresso molti siciliani, e tiglio di Mercurio, ossia eloquente, col più caldo discorso trasse nel suo partito gli animi de’ convocati nella determinazione di liberarsi dalla tirannìa francese. E priniamente andò a Roma, ed introdottosi presso papa Nicolò III degli Orsini, che sapeva esser contrario a Carlo, tanto disse, che oLtenne promessa di essere favorevole all’ impresa non solo colle armi, ma di più colle immense di lui ricchezze. Avuto in genere l’assenso del papa, convocò di nuovo i compagni, che rese animosi col racconto della promessa del pontefice, e fece giurare ciascuno sopra di un anello, che non avrebbero mancato nè di vita nè di beni. Tornò da Nicolò III esponendo essere necessarie tre cose all’arduo tentativo, ottenute le quali si assicurava della riuscita. — Consenso del papa in i- scritto — denaro — soldati. — Rispetto al primo, ebbe lettere papali da Pietro d’Aragona genero di Manfredi, re avidissimo di cose nuove, e per fortezza e coraggio a niuno secondo, Indi visitò I’ imperatore di Costantinopoli nemico di Carlo, perchè aveva saputo che costui, preparata una flotta navale, ed un forte esercito stava per invadergli il regno, ed ottenne promesse di soccorso. Col re aragonese poi concertò, per allontanare ogni sospetto da Carlo, che fingesse di voler cornbattere Cartagine, e facesse leva a quest’oggetto di soldati. li papa si sarebbe servito di tale pretesto per mandare soldati a difendere la fede di Cristo. E nel mentre il re andava verso l’Africa, Giovanni tornato in Sicilia, tutto ordinò per effettuare l’impresa. Nel giorno ed ora fissata infatti tutti i francesi senza distinzione e misericordia furono trucidati, non risparmiando neppure il feto nell’ utero materno, onde l’odiata stirpe si estinguesse del tutto.