Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/19

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canto

1. 9

Nè pur le creature, che son fuore D’ intelligenza, questo arco saetta, Ma quelle eh’ hanno intelletto e amore. 120 La providenza, che cotanto assetta, Del suo lume fa il del sempre quieto, Nel qual si volge quel ch’ ha maggior fretta: 123 E ora lì, come a sito decreto, Cen porta la virtù di quella corda, Che ciò che scocca dirizza in segno lieto. 126 Vero è, che come forma non s’ accorda Molte flate alla intenzion dell’arte, Perché a risponder la materia è sorda; 129 Così da questo corso si diparte Talor la creatura, che ha podere Di piegar, così pinta, in altra parte, 132 (E sì come veder si può cadere Foco di nube) se I’ impeto primo A terra è torto da falso piacere. 13 Non dei più ammirar, se bene stimo, Lo tuo salir, se non come d’un rivo, Se d’alto monte scende giuso a imo. 138 Maraviglia sarebbe in te, se privo D’impedimento giù ti fossi assiso, Come a terra quieto foco vivo. Quinci rivolse inver lo cielo il viso. 12 COMMENTO Dl BENVENUTO Questo sublime canto può dividersi in quattro parti generali. Dante propone nella prima. Nella seconda, invoca. Nella terza, avvisa come si determinasse in rispetto di Beatrice, e fosse aiutato nel salire al cielo. Nella quarta, descrive come si alzasse verso il primo cielo.