Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/224

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2l4 PARADISo Ove dinanzi dissi, u’ben s’impingua, E là u’dissi: non surse il secondo; E qui è uopo che ben si distingua. La provvidenza, che governa il mondo Con quel consiglio nel quale ogni aspetto Creato è vinto pria che vada al fondo, 30 Perocchè andasse ver lo suo diletto La sposa di Colui, che ad alte grida Disposò lei col sangue benedetto, 33 In sè sicura e anche a lui più fida, Due Principi ordinò in suo favore, Che quinci e quindi le fosser per guida. 36 L’ un fu tutto serafico in ardore, L’ altro per sapienza in terra fue Di cherubica luce uno splendore. 39 Dell’ un dirò, però che d’ ambedue Si dice l’un pregiando, qual ch’uom prende, Perchè ad un fine fur 1’ opere sue. Intra Tupino, e I’ acqua che discende Del colle eletto dal beato Ubaldo, Fertile costa d’ alto monte pende, Onde Perugia sente freddo e caldo Da porta Sole, e diretro le piange Per grave giogo Nocera con Gualdo. Di quella costa là dove ella frange Più sua rattezza, nacque al mondo un Sole, Come fa questo tal volta di Gange. SI Però chi d’esso loco fa parole Non dica Ascesi, chè direbbe corto, Ma Oriente, se proprio dir vuole. Non era ancor molto lontan dall’ orto,