Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/226

Da Wikisource.

216


paradiso

Che già legava 1’ umile capestro: 87 Nè gli gravò villà di cor le ciglia, Per esser tiglio di Pier Bernardone, Nè per parer dispetto a maraviglia; 90 Ma regalmente sua dura intenzione Ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe Primo sigillo a sua religione. 93 Poi che la gente poverella crebbe Dietro a costui, la cui mirabil vita Meglio in gloria del ciel si canterebbe, 96 Di seconda corona redimita Fu per Onorio dall’ eterno Spiro La santa voglia d’ esto archimandrita. 99 E poi che per la sete del martiro Nella presenza del Soldan superba Predicò Cristo e gli altri, che il seguiro; lO2 E per trovare a conversione acerba Troppola gente, e per non stare indarno, Reddissi al frutto dell’ italica erba. tO! Nel crudo sasso intra Tevere ed Arno Da Cristo prese 1’ ultimo sigillo, Che le sue membra due anni portarno. 108 Quando a Colui che a tanto ben sortillo, Piacque di trarlo suso alla mercede Ch’ ei meritò nel suo farsi pusillo; I Il Ai frati suoi, sì come a giuste erede, Raccomandò la sua donna più cara, E comandò che l’amassero a fede: 114 E del suo grembo i’ anima preclara Mover si volle tornando al suo regno, E al suo corpo non volle altra bara. 1(7