Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/287

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canto

XV.

O fortunate! e ciascuna era certa Della sua sepultura, e ancor nulla Era per Francia nel letto deserta. 120 L’ una veghiava a studio della culla, E consolando usava l’idioma, Che pria li padri e le madri trastulla: 123 L’ altra, traendo alla rocca la chioma, Favoleggiava con la sua famiglia De’ Troiani, e di Fiesole, e di Roma. 126 Sana tenuto allor tal maraviglia Una Cianghella, un Lapo Salterello, Quale or sana Cincinnato e Corniglia. l-2) A così riposato, a così bello Viver di cittadini, e così fida Cittadinanza, a così dolce ostello 132 Maria mi diè, chiamata in alte grida; E nell’antico vostro Battisteo Insieme fui cristiano e Cacciaguida. 135 Moronto fu mio frate ed Eliseo: Mia donna venne a me di Vai di l’ado, E quindi il soprannome tuo si feo. 138 Poi seguitai lo imperador Currado, Ed ei mi cinse della sua milizia; Tanto per bene oprar gli venni in grado. 1/il Dietro gli andai incontro alla nequizia Di quella legge, il cui popolo usurpa, Per colpa del Pastor, vostra giustizia. 144 Quivi fui io da quella gente turpa Disviluppato dal mondo fallace, il cui amor molte anime deturpa, E venni dal martirio a questa pace. 148