Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/291

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canto

XV. 281

suo concetto si soprappose al segno del concetto mortale, os sia si fece maggiore delL’ intender nostro. La prima cosa che per me sentissi dunque non aveva inteso prima fu o Trino o Uno o Dio, che sei trino nelle persone, ed uno nella essenza benedetto sie tu che se tanto cortese nel mio seme sii tu benedetto, che tanta grazia infondesti a costui di mia schiatta quando larco del ardente effecto fuo si sfogato che il parlar discese in ver lo segno del nostro intelledo e dopo tanta carità sfogata in modo profondo, mi volse parole da me intese e seguio lo stesso spirito—o figlio tu hai soluto grato e lontan digiuno traclo leggendo nel magno volume dove non si muta mai bianco ne bruno dentro a questo klume in ch io ti parlo merce di colei che a I alto volo ti vesti le piume o figlio, mercè di Beatrice, chea salire quassù ti diede valore, tu hai compiuto un mio ardente desiderio, ma che in me, che ti parlo dentro a questo splendore, è durato lungo tempo, e che nacque per aver io lettoil tuo venire nel volume divino, in cui le pagine bianche son sempre tali, e le scritte sempre scritte. Dante rimprovera in tal modo coloro che ritengono doversi scrivere libri in cui si trovi tanto di bianco quanto di nero. Alcuni anche ritengonoche pLrnj- gno volume debba intendersi il pianeta di Marte, ma il Poeta dice — in ch’ io ti parlo dentro a questo lurnq — e deve ritenersi dentro allume che circonda lo spirito parlane. Cacciaguida esprime a Dante come un suo particolare affetto lo spinge ad esprimergli allegrezza singolare e differente dagli altri spiriti beati nello stesso pianeta. Dante ritiene che gli spiriti de’ beati veggano i desiderii degli uomini senza bisogno di esprimerli colla parola o col gesto, giacché li scorgono in Dio prima cagione di loro scienza, come l’unità è cagione degli altri numeri: tu credi che tuoi pensier mei a me . ;‘.‘/