Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/325

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canto

XVII. 31S

E s’ io al vero son timido amico, Temo di perder vita tra coloro, Che questo tempo chiameranno antico. l2O ia luce, in che rideva il mio tesoro, Ch’io trovai lì, si fe’ prima corrusca, Quale a raggio di Sole specchio d’oro; l23 Indi rispose: coscienza fusca O della propria o dell’altrui vergogna, Pur sentirà la tua parola brusca. 126 Ma nondimen, rimossa ogni menzogna, Tutta tua vision fa manifesta, E lascia pur grattar dove è la rogna; l29 Chè, se la voce tua sarà molesta Nel primo gusto, vital nutrimento Lascerà poi, quando sarà digesta. 13 Questo tuo grido farà come vento, Che le più alte cime più percuote; E ciò non fia d’ onor poco argomento. 135 Però ti son mostrate in queste ruote, Nel monte e nella valle dolorosa, Pur l’anime che son di fama note: 138 Chèl’ animo di quel ch’ode, non posa, Nè ferma fede per esempio ch’ haia La sua radice incognita e nascosa, Nè per altro argomento che non paia. 142 COMMENTO DI BENVENUTO Si divide il canto in quattro parti. Nella prima, il Poeta ricerca Cacciaguida di alcuni pronostici fattigli nell’ Inferno e Purgatorio. Nella seconda, risposta di Cacciaguida. Nella terza, rifugii di Dante nell’ avversità. Nella quarta, Dante viene esortato a compiere il suo Poema.