Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/493

Da Wikisource.

canto

XXVIII. !i83

tanto fece Dante, perchè guardando negli occhi di Beatrice vi scorse dentro ardentissimo lume, e si volse per accertarsi donde veniva, e la mia memoria si ricorda ed ho presente eh io feci riguardando nei belli occhi negli occhi di Beatrice onde amo’ fece la corda a pigliarmi dei quali amore fece corda a legarmi a lei cossi come colui che si n alluma retro come colui che, avendo un lume dietro le spalle, vede fiamma didoppiero in lo specchio scorge un lume di torcia o cero nello specchio prima che I abbia in vista od in pensiero all’ Imprevvista, e senz’ averla veduta e si ‘ivolge per veder se I vero li dice i vetro e si volge indietro per vedere se lo specchio gli dice la verità e I vede che I saccorda con esso come corda con suo metro e trova corrispondere la fiamma al doppiere, come la corda al tono od al canto poscia che quella che imparadixa la mia mente dopo che Beatrice che mi fa contemplare il Paradiso aperse il vero mi mostrò la verità contro a la vita presente di miseri mortali contro il cattivo governo ed avarizia de’ mortali. E vidi un punto Dio qual centro che raggiava lume mandava raggi cli luce acuto si tanto acuti che i viso ch elli affoca che la vista che tal punto infiamma chiuder conviensi per lo forte acume a forza deve abbassarsi, a forza gli occhi si debbono chiudere a tanta acutezza di luce come io mi rivoLsi quando mi voltai e come li miei occhi furon tocchi da cio che pare in quel volume furono tocchi da quanto apparisce in quel cielo, che intorno si volge, nel primo mobile quandunque qualunque volta ben s adocchii ben si guardi nel suo gfro in tutta la sfera. e quella stella par quinci più poca; par,‘ebbe luna locata con esso come stella si loca e quel punto lucente era così piccolo, che qualunque più piccola stella si fosse posta in riscontro di quello, sarebbe parsa una luna: