Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/502

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canto

XClX.

?STO MODBRNO Quando ambodue li figli di Latona, Coperti del Montone e della Libra, Fanno dell’ orizzonte insieme zona, 3 Quanto è dal punto, che il zenit inlibra, infin che l’uno e l’altro da quel cinto, Cambiando l’emispero, si dilibra, 6 Tanto, col volto di riso dipinto, Si tacque Beatrice, riguardando Fiso nel punto che mi aveva vinto. 9 Poi cominciò: io dico, e non dimando Quel che tu vuoi udir, perciì’io l’ho visto Ove si appunta ogni ubi e ogni quando. Non per avere a sè di bene acquisto, Ch’ esser non può, ma perchè suo splendore Potesse, risplendendo, dir: sussisto; 15 ln sua eternità di tempo fuore, Fuor d’ ogni altro comprender, come ei piacque, Si aperse in nuovi amor l’eterno Amore. 18 Nè prima quasi torpente si giacque; Che nè prima nè poscia procedette Lo discorrer di Dio sopra queste acque. 21 Forma, e materia congiunte e purette Usciro ad atto che non avea fallo, Come d’arco tricorde tre saette: