Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/557

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canto

XXXII.

bambini predestinati alla gloria, quale volontà di Dio non è simile alla nostra, e perché tale, e perché nulla la muove, e non vuole, e non può volere che quanto è giusto, è inutile dimandarne il perché, o la ragione, imperocchè secondo san Paolo non si può arrivare a tanto che per rivelazione. Abbiamo nella Genesi, che Isacco ebbe dalla sua Rebecca due figli gemelli, i quali fin nell’utero materno facevano guerra fra loro, locchè spaventò il genitore, che fervidamente pregava Iddio a significargli quali sciagure si minacciavano per tanto fenomeno. Gli fu risposto che dai gemelli sarebbero venute due nazioni, ed il popolo dell’ una servirebbe al popolo dell’ altra. E giunto il momento dcl parto, sortì per primo un bambino di pelo rosso che fu nomato Esau, poscia un altro di pelo nero, che teneva stretto con una mano il piede del primo, quasi a significare tu non andrai senza di me — e fu nomato Giacobbe. li padre amava più il primogenito Esan, la madre più il secondo Giacobbe, ed avendo il padre stesso perduta la vista pei molti anni che lo gravava no, ella scambiò in Esau il suo diletto Giacobbe, facendolo invece di quello ricevere la benedizione paterna; e fu il diletto anche a Dio, Esau oggetto di sdegno. e cio espresso e chiaro vi si nota nella Scriptura Sancla in quei gemelli che ne la mente ebber lira commota e la predestinazione appare chiara nelle Sacre Carte in Giacobbe ed in Esau, che nel materno grembo ebbero contrasto ed ira, sforzandosi ciascuno di nascere il primo, e di avere maggioranza sull’altro. Pero secondo il color di capelli di colai grati i alt issimo lume degnamente convien che s incapelii però, secondo il quale ed il quanto di essa grazia infusa dal beneplacito (li Dio, conviene che l’altissimo lume, o lume beatifico si faccia corona di gloria di esse anime; dunque senza merDigitized by Google