Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/210

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dei suoi primi guai; cioè dei suoi primi lamenti. Dilla fu di sopra la finzione, che pone Ovidio Metamorfosi nel vi. di Tereo re di Tracia che ebbe per mollie Progne filliuola di Pandione re d’Atene, che ebbe un’altra sua filliuola che si chiama 1 Filomena, per la quale Tereo mandato da la sua donna la sforzò; unde li dienno, come ditto fu di sopra, a mangiare uno suo fìlliuolo che si chiamava Iti. Unde saputolo, uccise l’una e l’altra; e Progne fu mutata in rondina, e Filomena in rusignolo, sicché finge l’autore che forsi la rondina fa quello tristo canto, lamentandosi de la iniuria ricevuta da Tereo e de la morte. E che la mente nostra, peregrina; cioè straniera e separata, Più da la carne: lo intelletto umano tanto è separato da la carne, quanto elli opera sensa li strumenti corporali; cioè sensa li cinque sensi corporali: imperò che sensa le suoe tre potenzie; cioè apprensiva, imaginativa e memorativa, che sono nel celebro 2 e quine ànno sua sedia, nulla puote operare; et in nullo tempo è più separato dai sentimenti, che quando l’omo dorme: imperò che tutti si riposano e non fanno sua operazione. E quando l’omo dorme, in nessuno tempo è più libero lo intelletto, che quando lo stomaco 3 àe fatto la sua digestione: imperò che ’l celebro non è occupato da la sua evaporazione; e perchè questo comunemente è la mattina in sul di’, però finge l’autore che questa visione li venisse in sul di’. e men dal pensier presa; quando l’omo vegghia, sempre àe qualche pensieri, addormentandosi a poco a poco si libera l’imaginativa da quel pensieri; sicché in nessuno tempo si trova l’imaginativa più libera che la mattina in sul di’, che è smaltito il pensieri preso inanti al sonno, A le sue vision quasi è divina; cioè che quello che lo intelletto in quello tempo apprende, dormendo quasi sa indivinare quello che significa, e che dè avvenire. E notavilmente l’autore dice visioni: imperò che, come ditto fu altra volta, Macrobio dice che visione è quando quello che si vede nel sonno, così si vede come poi avviene; e così vuole mostrare che chiaramente vedesse quello che avviene. In sogno; ben dice in sogno: imperò che àe finto ch’elli dormiva, mi parea veder sospesa Un’aquila nel del con penne d’oro, Coll’ale aperte, et a calar intesa; ecco lo principio de la sua visione. Quest’aquila co le penne dell’oro levata in cielo stante con l’ale aperte, intesa per calarsi, significa lo dono dell’amore de lo Spirito Santo che è la carità, la quale àe penne d’oro: cioè li razi dell’amore puri e splendenti più che l’oro, e sempre sta levata in cielo: imperò che sempre sta coniunta con Dio in cielo, e

  1. C. M. si chiamò - Il nostro Codice riporta - chiama -, terminazione adoperata dagli antichi, la quale costituisce la base della terza persona plurale del perfetto con la consueta giunta del ro o rono; chiama-ro, chiama-rono. E.
  2. C. M. cerebro
  3. C. M. lo stomaco à fatto sua operazione e digestione: