22Quei sono spiriti, Maestro, ch’ io odo?
Diss’ io; et elli a me: Tu vero apprendi;
E d’ iracundia van sol vendo il nodo.
25Or tu chi se’ che ’l nostro fummo fendi.
E di noi parli pur, come se tue
Partissi ancor lo tempo per calendi?1
28Così per una voce ditto fue;
Unde ’l Maestro mio disse: Rispondi.
E dimanda se quinci si va sue.
31Et io: O creatura, che ti mondi,
Per tornar bella a Colui che ti fece,
Meravillia udirai se mi segondi.
34Io ti seguiterò quanto mi lece,2
Rispuose; e se veder fummo non lascia,
L’udir ci terrà giunti in quella vece.
37Allor io cominciai: Con quella fascia,
Che la morte dissolve, men vo suso,
E venni qui per l’ infernale ambascia;
40E se Dio m’ à in sua grazia richiuso
Tanto, che vuol ch’ io veggia la sua corte3
Per modo tutto fuor del moderno uso,
43Non mi celar chi fosti anzi la morte;
Ma dlimi, e dimmi s’ io vo ben al varco:
E tuoe parole fien le nostre scorte.
46Lombardo fui, e fui chiamato Marco:
Del mondo seppi, e quel valore usai.4
Dal qual à or ciascun disteso l’ arco:5
49Per montar su dirittamente vai.
Così rispuose, et aggiunse: Io ti prego.
Che per me preghi, quando su serai.
- ↑ v. 27. Calendi; oggi al plurale solamente calende. E.
- ↑ v. 34. C. M. Io ti seguirò
- ↑ v. 41. C. A. ch’ ei vuol
- ↑ v. 47. C. A. valore amai,
- ↑ v. 48. C. A. Al quale