Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/446

Da Wikisource.

C A N T O   X I X.




1Ne l’ora che non può ’l calor diurno
     Intepidar più il freddo de la Luna1
     Vinto da Terra, o talor da Saturno,
4Quando i Geomanti lor maggior fortuna
     Veggiono in oriente, inanti l’alba,
     Surger per via che poco li sta bruna;2
7Mi venne in sogno una femina balba,
     Nelli occhi guercia, e sovra ’l piè distorta,3
     Co le man monche e di colore scialba.
10Io la mirava; e come ’l Sol conforta
     Le fredde membra che la notte aggrava,
     Così lo sguardo mio li facea scorta4
13La lingua, e poscia tutta la drizzava
     In poco d’ora; e lo smarrito volto,
     Come amor vuol, così lo colorava.5
16Poi ch’ella avea il parlar così disciolto,
     Cominciava a cantar sì, che con pena
     Da lei avrei mio intento rivolto.6
19Io son, cantava, io son dolce Sirena,
     Che i marinari in mezzo mar dismago:
     Tanto son di piacer a sentir piena.

  1. v. 2. Più intepidar il
  2. v. 6. le sta
  3. v. 8. C. A. i piè
  4. v. 12. le facea
  5. v. 15. C. A. così la — C. M. il colorava.
  6. v. 18. C. A. Avrei da lei mio