Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/492

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pregio sono appo Iddio et appo ’l mondo; e pero finge l’autore che Ugo dica: Noi ripetiamo Pigmalion allotta. Questo Pigmalion fu di Tiro o di Sidonia, ch’è in Siria, fratello di Dido1 donna di Sicheo di Fenicia, lo quale era ricchissimo et avea molto tesoro; per la qual cosa Pigmalion suo cugnato si dispuose ucciderlo, per avere lo suo tesoro; e cusì l’uccise, quando era nel tempio ad adorare sì come dice Virgilio nel primo de la sua Eneide; e però dice l’autore: Cui; cioè lo quale Pigmalion, traditor: imperò che a tradimento uccise Sicheo, essendo ito con lui, come cugnato, nel tempio ad orare, ladrone; perchè lo spolliò del suo tesoro e rubbòlo per rapina, e paricida; dice perchè fu ucciditore del cugnato, ch’era suo pari e come fratello; e chi uccide padre, o madre, o fratello, o è destruttore de la patria, in Grammatica2 si chiama paricida, Fece la vollia sua; cioè la sua volontà di Pigmalione fece lui traditore, ladrone e paricida, dell’oro ghiotta; cioè desiderosa dell’oro: imperò che, per avere l’oro di Sicheo, commise tradimento, rubbaria et omicidio di suo cugnato. E la miseria; repetiamo di notte noi anime di purgatorio, intendendosi, come di sopra ditto è, di quelle del mondo, de l’avaro Mida; questo Mida fu re di Lidia che confina con Tracia. Andando Baco per l’Asia, escendo di Tracia et intrando in Lidia, fu preso Silleno balio3 e guardiano di Baco e presentato al re Mida; unde venendo Baco in Lidia, lo re Mida lo ricevette onoratamente e rendetteli Silleno: unde Baco li disse che dimandasse qualunqua grazia volesse. Et elli, come avaro et ingordo dell’oro, dimandò che ciò che elli toccasse diventasse oro, e cusì ebbe; unde li avvenne che non potea mangiare, nè bere, e moria di fame e di sete: imperò che, se toccava lo pane, diventava oro, e così lo vino e l’altre cose; e così ne la grande abbondansa dell’oro moria per necessità. Unde avvedutosi del suo errore, mandò di rieto a Baco li suoi imbasciatori a dire che si pentia de la dimanda, e che li levasse la grazia. Ai quali Baco rispuose che, se volea essere liberato da quello, andasse al fiume Pattolo, e quive si lavesse tutto4, e cusì fece; e da quella ora inansi quello fiume ebbe l’arene dell’oro; e però dice l’autore: E ripetiamo la miseria: imperò che nell’oro era in miseria, che non avea che mangiare, nè che bere, de l’avaro Mida; cioè dell’avaro re Mida, Che; cioè la quale miseria, seguì a la sua dimanda ingorda; che dimandò che ogni cosa diventasse oro, ch’elli toccasse; e che se fusse stata moderata la dimanda; cioè che avesse dimandato pur di

  1. Dido. Molti nomi rinvengonsi presso gli antichi alla maniera de’ Latini, donde in gran parte si derivò il nostro idioma. Smettasi adunque una volta il vezzo della cagione della rima, quando s’incontrano di tali voci; crime, labore, vime e simili. E.
  2. Grammatica; filologia, letteratura. E.
  3. C. M. bailo
  4. C. M. quine si lavesse tutto, e così