Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/573

Da Wikisource.
   [v. 115-133] c o m m e n t o 563

Bianchi e Neri, e mandòvi papa Benedetto frate Nicolao da Prato cardinale ostiense legato, perchè mettesse tra Fiorentini concordia; e fu sì poco creduto, che li lassò in peggiore stato che nolli trovò. E nel 1304 fu messo fuoco in Calumala1, et arse gran parte di Fiorensa e li Bianchi se ne uscitteno fuora, e così poi successivamente vi funno molti travalli2 in breve tempo; e però l’autore àe finto che Forese dica così: Deh, frate; questo Deh è interiezione esomitante3, e parla Forese a Dante pregandolo ancora che si li manifesti; e però dice: or fa che più non mi ti celi; cioè non mi tenere più celato, manifestamiti. Vedi; cioè tu, Dante, che non pur io; cioè Forese, ma questa gente; che è qui meco, Tutta rimira là dove il Sol veli; cioè dove tu fai ombra col corpo ai raggi del Sole: imperò che per questo cognosceno che se’ vivo, e di ciò si meravilliano come tu sii in questo luogo.

C. XXIII — v. 115-133. In questi sei ternari et uno versetto lo nostro autore finge come elli rispuose a Forese, manifestando sè e le suo4 scorte, dicendo così: Per ch’io; cioè per la qual cosa io; cioè Dante rispuosi, s’intende, a lui: cioè a Forese: Se tu; cioè Forese, riduci a mente; cioè a la tua mente, Qual fosti meco; cioè meco vivendo nel mondo; cioè come fosti dato ai peccati, e come fusti peccatore, e qual io; cioè Dante, teco fui; cioè vivendo teco nel mondo, com’io fui peccatore e vizioso, Ancor fie grave il memorar presente; cioè darà pena a te e a me, che ci arricorderemo de la nostra vita viziosa, de la quale ci doleremo5. Di quella vita; cioè viziosa, che io ebbi teco nel mondo; cioè quando io fui giovano: imperò che inanti ai 35 anni, mi volse costui, Che mi va inanzi; cioè Virgilio: imperò che lui dimostrò l’autore, l’altr’ier; cioè non è molti di’, quando tonda Vi si mostrò la suore di colui; cioè la Luna che, segondo la poesi, si dice suore del Sole; e però adiunge dichiarando quil ch’elli intese per lo dimostrativo colui; adiunge: E ’l Sol mostrai; dice Dante a lettore: Sappi che quando io dissi la suore di colui, io parlai dimostrative e mostrai lo Sole. E per questo dà ad intendere lo venerdi’ santo, passato di poghi di’, quando correa lo 1300 di marso, quando elli finge ch’avesse questa fantasia e ch’elli si trovasse ne la selva; e come volse montare suso al monte; ma impedito da le fiere tornava a rieto e volea ritornare ne la selva, se non che Virgi-

  1. C. M. Calimala,
  2. C. M. travagli
  3. esortante — si legge nel Cod. M, e nel nostro — esomitante — che à il medesimo significato, derivando da somoner de’ Trovatori che vale invitare, confortare. Sir Conte Enrico il giovine lasciò scritto «m’an somos; m’ànno invitato». E.
  4. Suo; sue. Come al principio della lingua si adoperarono de’ sustantivi con la stessa desinenza in ambi i numeri; così pure alcuni aggettivi e pronomi, quali sono mano, peggio, suo e cotali. Fazio degli liberti, Ditt. lib. iii «dalle suo schiumi».
  5. Doleremo; inflessione primitiva dall’infinito dolere. E.