Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/587

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     [v. 54-75] c o m m e n t o 577

da le parole de l’autore, dicendo: O frate; ecco segno di carità, che Bonaiunta chiama Dante, frate, issa; cioè avale, et è vocabulo lucchese, vegg’io, disse egli il nodo; cioè io Bonaiunta veggio la cagione, che ritenne me e li altri dicitori che non venimmo al tuo dolce stilo: imperò che come lo nodo è impossibile che si passi quando è grosso, e l’anello è tanto stretto che non vi può passare; così fu impossibile a quelli tre di passare quella durezza ne la quale erano del dire e passare a la dolcessa; e però dice: Che; cioè lo quale nodo, il Notaro; cioè notaro Iacopo da Alentino, e Guittone; cioè frate Guittone d’Arezzo, che funno dicitori in rima, e me; cioè Bonaiunta da Lucca de li Orbissani, ritenne Di qua dal dolce stil novo ch’io odo; cioè da te, Dante, a lo quale non potè niuno passare. Io; cioè Bonaiunta, veggio ben come le vostre penne; cioè lo vostro scrivere e dire, Di dietro al dittator sen vanno strette; cioè seguitano strettamente i movimenti naturali de la mente dentro, come dice Orazio ne la sua Poetria: Format enim natura prius nos intus ad omnem Fortunarum habitum, iuvat aut impellit ad iram, Aut ad humum mœrore gravi deducit et angit: Post effert animi motus, interprete lingua. — Che; cioè la qual cosa, cioè che lo scrivere rispondesse ai movimenti dell’animo, de le nostre; cioè penne, cioè del nostro scrivere e del nostro dire, certo non avvenne; cioè che andasseno strette di rieto al dittatore. E qual più oltre a riguardar si mette; cioè lo tuo dire e lo nostro, Non vede più dall’uno all’altro stilo; cioè non vede più di differenzia dal tuo modo del dire al nostro, che quel che ditto è; che tu vai stretto al movimento dell’animo, e noi larghi, E quasi contentato si tacette; cioè Bonaiunta preditto.

C. XXIV — v. 64-75. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come quella gente, che s’era retta per vederlo, si partì, ditte le parole che sono scritte di sopra, con Bonaiunta; e però dice, facendo una similitudine: Come li augei; cioè li uccelli, che vernan; cioè li quali fanno lo verno, et abitano lo verno, lungo ’l Nilo; questo è uno fiume che è in Egitto, che entra per sette foci in mare, e non si sa dove sia lo suo nascimento et imbagna l’Egitto sì, che basta a la terra a producere li suoi frutti; al quale fingeno li autori che le gruve facciano lo verno loro abitazione, e partenosi da le parli fredde e vanno a le calde, e quando vanno, fanno schiera in varie forme in aire volando, e però dice: Alcuna volta di lor fanno schiera; cioè quando aspettano l’uno l’altro per l’andare più insieme, Poi; cioè che sono raunati insieme, volan più in fretta; che non arebbeno fatto, per ristorare lo stallo, e vanno in filo; come si vede in aire spesse volte, Così tutta la gente; ecco che adatta la similitudine; che così fece quella gente come le gruve, che lì; cioè la quale in quil luogo, era; cioè stata meco, Volgendo ’l viso; cioè in verso