Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/676

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   666 p u r g a t o r i o   x x v i i i . [v. 1-21]

legge evangelica da Cristo, figurata ne la antica legge di Moisi1 e ne la sinagoga di Iudei, per mostrare come l’omo, compiuta la sua penitenzia, si dè esercitare ne la pratica de la Chiesa e ne le virtù pratiche acciò che, informato di quelle, possi poi a contemplare la celeste Ierusalem montare; la qual cosa serà la materia de la tersa cantica, ne la quale tratterà de la contemplazione de le virtù e de l’eterna beatitudine; e questo primo tutto rappresenta nel processo di questa cantica sotto bella fizione. E dividesi questo canto principalmente in due parti: imperò che prima finge come, montato su et andato inverso lo mezzo de la pianura del monte v’era2 lo paradiso, pervenne ad uno fiumicello che correa giuso inverso mano sinistra; e come di là dal fiume vidde andare colliendo fiori la donna ch’elli avea3 seguitato di sopra nel canto precedente; e come venne a parlamento con lei. Ne la seconda parte, che serà la seconda lezione, l’autore nostro finge come la ditta donna li dichiara alcuni dubbi che Dante li mosse, et anco di quelli che mosse ella da sè, et incominciasi la seconda quive: Voi siete nuovi ec. La prima, che serà la prima lezione, si divide in 5 parti: imperò che prima descrive com’era fatto lo paradiso terresto; ne la seconda finge come, attraversando per la foresta, fu impacciato da uno fiumicello che si trovò inansi, che venia di verso levante e correa verso ponente, et incominciasi quive: Già m’avean trasportato ec.; ne la tersa finge come, fermatosi quive ragguardando di là, vidde una donna andare colliendo fiori, quive: Coi piè ristetti ec.; ne la quarta finge com’elli incominciò a parlare a la ditta donna e pregolla ch’ella s’accostasse et ella lo fe, et incominciasi quive: Deh bella donna ec.; ne la quinta finge come venne infine all’acqua4 e ragguardò lui, e com’ella trafficava co le suoe mani molti fiori, perchè grande desiderio venne a lui di passare di là, et incominciasi quive: Tosto che fu là dove ec. Divisa ora la lezione, è da vedere lo testo co la esposizione letterale, allegorica e morale.

C. XXVIII — v. 1-21. In questi sette ternari lo nostro autore finge come da sè si misse ad andare sensa guidamento per lo paradiso, e descrive come era fatto, dicendo così: Vago già di cercar; cioè io Dante, d’entro; cioè per lo mezzo, e d’intorno; cioè in giro, La divina foresta; cioè la selva fatta da Dio per abitazione dell’umana specie con ogni bellezza e dilettansa, contraria a quel5 del mondo che sono piene di spine e d’arbori salvatichi e di molti impedimenti; e però ad esse è assimilliata la vita viziosa, et a questa è assimilliata la vita virtuosa che è piena di bellezza e di diletto. E

  1. C. M Moise
  2. C. M. dove era
  3. C. M. avea sognato di sopra
  4. C. M. a l’acqua la ditta donna e ragguardò
  5. C. M. a quelle del mondo