Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/708

Da Wikisource.
   698 p u r g a t o r i o   x x i x . [v. 1-12]

fica la dottrina de la santa Scrittura la quale solve li dubbi ai fideli cristiani, e canta sempre loda di Dio: imperò che li santi predicatori e maestri in Teologia o elli ammaestrano lo populo, predicando, o elli cantano li salmi e l’officio, o fanno opere virtuose et esemplari, come può apparere per quello che fu ditto di sopra in più luoghi; e però ora dice l’autore che Matelda, compiuta la sua dichiaragione, ritornò a cantare come innamorata de l’Amore Divino e però dice: Continuò col fin di suoe parole; cioè ditte di sopra, sensa mezzo continuò cantando quil salmo nel suo canto, che comincia: Beati, quorum remissæ sunt iniquitates, et quorum tecta sunt peccata ec.; lo quale è uno dei salmi penitenziari, del quale prese l’autore de la ditta parte che venia a la sua rima; e viene questo salmo a proposito de la materia: imperò che l’autore era per passare lo fiume che tollie la memoria del peccato. E però finge che Matelda cantasse questo, per accenderlo al passamento del ditto fiume et acconciamento di venire a sì fatto stato, quale è quello de la innocenzia e de la purità de la mente, che l’omo non abbia memoria, nè incitamento di peccato, o non abbia di potersi fare coscienzia di peccato. E come ninfe; qui induce l’autore una similitudine, dicendo che Matelda si mosse sola su per la riva del fiume, andando in su come andavano le ninfe per le selve, o per fuggir lo caldo del Sole, o per loro trastullo pilliando piacere de la foresta: ninfa tanto è a dire quanto iddia d’acque, perchè abitavano le ninfe appresso ai fiumi; ma anco si trova generale nome di tutte le iddie che abitavano in terra, le quali propriamente erano gentili iovane, avansanti l’altre in virtù et in bellezza, de le quali erano diverse specie: imperò che altre abitavano a le fonti, e chiamavansi naiade; altre al mare, e chiamavansi nereide; altre ne le selve, e chiamavansi driade; altre alli arboretti e chiamavansi amadriade; altre ne’ monti, e chiamavansi oreade; altre ne’ campi, e chiamavansi napee, che sono vaghe dei fiori; e però lo nostro autore prese lo generale vocabulo, e massimamente quello che s’adatta a quelle che sono spose, che si chiamano ninfe per la frequentazione dei fiumi dove elle si lavavano: imperò che Matelda, secondo la lettera, ebbe marito; e, secondo l’allegoria, la dottrina de la santa Teologia e l’opere virtuose d’essa si fanno per la santa Chiesa, che è sposa di Iesu Cristo; e perchè era figurata ora allato al fiume, però l’assimilila a le ninfe, che si givan sole; cioè le quali ninfe andavano sole per le selve; e però dice: Per le silvatiche ombre; cioè per l’ombre de le selve, disiando; cioè desiderando, Qual di veder; cioè lo Sole, qual di fuggir lo Sole; cioè che quale va per le selve, per passare a la chiarezza et a luogo aperto dove vegga lo Sole; e quale, per intrare nel bosco folto, sicchè fugga lo Sole; cioè che quale andava cacciando, e que-