Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/82

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   72 p u r g a t o r i o   iii. [v. 142-145]

di’ starà inanti che salli al monte del purgatorio; e così per uno mese trenta mesi, e per uno anno trenta anni. Questa è finzione dell’autore; e che lo movesse a ciò non abbo trovato, se non quello che scrive santo Gregorio nel suo dialogo del suo monaco nominato Iusto, ch’è stato scomunicato perchè avea avuto propio tre 1 figliuoli, pentutosene ne la morte e privato del colloquio de’ monaci fu sotterrato fuora del cimiterio de’ monaci; e di po’ 30 di’, avuto santo Gregorio che questi era per questo peccato gravemente tormentato per revelazione, comandò al proposto del monastero che 30 giorni facesse dire messe nel monasterio, e celebrare lo divino sacramento per l’anima di questo monaco. Fatto questo, et infine dei 30 di’ apparve lo ditto monaco in visione al fratello che era medico, dicendoli che infine a quive era stato gravemente tormentato e che quel di’ ch’era compiute le 30 messe era stato ricomunicato, unde forsi quinci cavò Dante questa finzione, e per questo adiunge quel che seguita; e così dice lo re Manfredi: Io sono per stare qui tanti trigesimi d’anni, quanti stetti anni scomunicato, s’io non sono aiutato co le messe e co le orazioni; e però dice: se tal dicreto; cioè tale iudicio di Dio, Più corto per buon preghi non diventa; e per questo dimostra, che per l’orazioni de’ vivi si scorcia la pena a quelli del purgatorio, non che non s’osservi però la iustizia di Dio: imperò che Dio fa patire la pena in uno picculo tempo, che dovrebbe lo peccatore sostenere in grande tempo.

C. III — v. 142-145. In questo ternario e versetto lo nostro autore finge che lo re Manfredi l’imponesse che portasse novelle di lui a la filliuola sì, che pregasse per lui, dicendo: Vedi oggimai; tu, Dante, se tu mi puoi far lieto; et aggiunge lo modo, Revelando a la mia buona Gostanza; cioè a la mia filliuola, madre del re di Sicilia e del re di Ragona, come fu ditto di sopra, Come m’ài visto; in questo luogo, et anco sto divieto; che non è compiuto lo tempo de la penitenzia de la negligenzia dell’esser ritornato a l’obedienzia de la Santa Chiesa, per la quale dovea stare per ogni anno trenta, come detto fu di sopra, e così tutti quelli di quella gente ne la quale elli era; e rende la ragione 2 perchè vuole che ’l dica, dicendo: Chè qui; cioè in purgatorio, per quei di là; cioè per quelli del mondo, molto s’avanza; cioè molto s’acquista per le loro buone orazioni e sante operazioni. E qui finisce il canto iii de la secunda cantica.

  1. C. M. proprio tre fiorini, pentutosene
  2. C. M. cagione