Pagina:Commedia - Purgatorio (Tommaseo).djvu/102

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Si PURGATORIO iialiane, siccome di patrie. Denvenulo lo dice nol>ìli<i et prmiem mites et curialia; altri lo dice eccellcnle in politica U). Siccome nell’Eliso Orfeo, tra guerrieri, cania al suono della cetera, e Museo in mezzo alle otnhre riverito passes^ia, e all’altre sovrasta del capo e desìi oiDeri, e si (a guida ad Enea e alla Sibilla; simiimenle qui Sordcllo poeta, anima altera e disdegnosa, come anima superba è chiamata ambifiuamonie in Virgilio quella di Uruio. Ella non ci (tìctva alcuna cosa, e verso d’antica semplicità, a cui rispondono le famigliari^ parole del Sacchetti men belle: Nnn ardiva quasi dirne alcuna cosaci) Ma quello che Vieri poi, ricorda l’apparizione dell’ombra d’Eilore nella notte sui)rema (iella patria; che al concittadino con lunghi lauienii interrogante: llle nìliil (3). il passo forse più bello nel Canto è la parola Muniova, alla quale, senz altro sentire, succedono gli abbracciamenti di Sordello a lui che non è ancora conosciuto per la gloria de’ Latini e per il prer/io eterno di Mantova (i). Onde l’ira scoppia dall’amore; callo sfogo dell’ira si fa tcusa e pretesto la necessità della pace e dell’amore fratellevole, dei quali II Poeta disperando, si rivolge allo straniero per invocarlo quasi inevitabile cavalcatore Son dimque e scusa ed illustrazione al resto le parole: Se alcuna parte in te di pace gode Vieni a veder, la gente quanto s’ama; alla quale ironia consuonano i quasi mitologici vanti dell’antica concordia dì Firenze: A così riposalo, a così bello Viver di cittadini (S). n serj’a //a/ia risuona ne’ noti t,onelli del Guidiccioni: E disdegnosa le tue plagile mira, Italia mia, non men serva che stolta. L’ostello di dolore risuona in quel del Petrarca albergo d’ira. Della nave antichissima imagine de’ governi dei popoli, sulla quale pare che scherzi la nota ode d’Orazio satiro: Nuper solliciturn quaemitii laedium (6), leggesi nella Monarchia: qenus hurnanum, quanlìs procellis aique jacluris quaniisque nauj’ragis agitari te necesse est, dum, bellua mnliorum cùpìlurn factum, in diversa cojjflrj*. Il bordello è interpretato, in due vecchi comenli, così: Ad Italiam concurrunt omnes barbarae naiiones cum liorriditate, ad ipsam conculcandam, tamquam meretricem prostitutam (7). — Quia ibi concurrunt omnes naiiones barbarae, et aliae... dimitiunt et ponunt in Italia ojnnes paupertates et miserias. Quia vendunt Italicos sicut venditur caro Inimana in pòslribulo. La bella terzina, che è Ira le più schiette e pietose del Canto, Cerca, misera.. è da un antico illustrala dolorosamente cesi: La prima (provincia) c/ie lia capo in sul mare di Vinegia si è Romagna nella quale si è Ravenna; fuori n’è par/e (in esilio). Poscia quelli che rimasero dentro, si fiono insieme cacciati e morti a Rimino sotto la tirannica signoria de’ Malatesti. Poi si è la Marca anconitana e Pesaro: cacciati, più parte. Fanno quello medesimo Sinigaglia,• simile, Ancona; più che più, Fermo; il sirniqliante, le Grotte; quello stesso, Fabbriano e Pesaro, morti insieme. Poscia si è la Puglia, la quale si è sotto la tirannia delta Casa di Francia; la quale signorìa la rode, e tiene in mala ventura; e tiene quella stanza tutta infino ad Otranto... Poscia si è terra di Roma, e Roma. Le quali contrade, tra per (1; Dante Io nomina nella Volgare (3) £n., 11. Eloquenza, pag. 270, 271. (4) Purg., VÌI, terz. 6. (2) Inf., IV:.... Per ficcar lo viso (5) Par., XV. a fondo, lo non vi discernea veruna (6) Ilor. Garm., I, ii. cosa. Altrove pili breve: JSè per me li (7) Benvenuto. polca cosa vedere (Purg., XX).