NOTE
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voce dmòcs, di colorilo tragico, la quale non ricorre altrove mai nel
teatro d’Aristofane, o nei frammenti degli altri comici.
Pag. 86, v. 13. - All’ospite si offriva acqua calda per le abluzioni; ma qui si trattava di un più immediato contatto col fuoco.
Pag. 89, v. 6. - Parodia di una comune maniera oratoria.
Pag. 90, v. 8. - Il calunniatore sa il suo mestiere; ché nella flotta
era riposta ogni speranza e ogni orgoglio di Atene. Circa l’interpretazione di questo brano, cfr. il mio lavoro già ricordato In Arhtophanh
Achamenses criticac atque exegeticae animadversiones, in Studi italiani
di filologia classica, voi. X, 161.
Pag. 94, v. 5. - Adombro con l’espressione: Marte secondo, l’epiteto ialàurinos, non traducibile, che Om:ro tribuisce ad Ares.
Pag. 94, v. 9. - Cibi in salamoia erano il vitto abituale dei soldati in campo.
Pag. 95, v. 11.- In uno dei canti popolari greci moderni, a Caronte che si presenta a rapir la fanciulla, i presenti dicono: n Ben venga
Caronte, siedi. Caronte, a mangiare una spalla di lepre, un petto di
pernice, a bere del vino di tre anni» (Tommaseo, 305; cfr. TommaseoPavolini, Framm. 90-91). Non è improbabile che il motivo risalga, in
qualsivoglia forma, a grande antichità, e che Aristofane lo abbia avuto
presente immaginando questo quadretto.
Pag. 96, r. 4. - Sembra che un simil tratto fosse volentieri scelto
dai commediografi a caratterizzare il fastoso; cfr. leofrasto, Car. 21.
Pag. 96, v. 8. - Zeusi, dice lo scoliaste, pinse nel tempio di
Afrodite, in Atene, un vaghissimo Amore ghirlandato di rose. Ma qui
evidentemente il poeta pensa agli innumerevoli Amorini svolazzanti in
tutte le pitture erotiche greche.
Pag. 96, v. 11.- Una maliziosa allegoria si nasconde sotto queste
immagini graziose.
Pag. 97. - E la festa dei boccali. Festa di carattere orgiastico, con
la quale si solennizzava la svinatura. Ciascuno portava una coppa piena
di vino, e ad uno squillo di tromba, lutti insieme trincavano. Chi prima
vedesse il fondo della coppa era proclamato vincitore, e riceveva in
premio, o una ghirlanda, o una focaccia, o un otre di vino.
Pag, 97, v. 4. - Ctesifonte era uomo assai corpulento: l’otre
che il banditore promette in compenso sarebbe la pancia di lui.