Pagina:Commentarii di m. Galeazzo Capella delle cose fatte per la restitutione di Francesco Sforza secondo duca di Milano.djvu/25

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guerra presa. Ma l'animo del Papa ardeva di tanto desiderio di cacciare i Franzesi d'Italia, che a niente altro attendeva. Et già Ennio Vescovo di Veruli, il quale haveva nel principio della guerra mandato a Svizzeri, perché di la conducesse diece milia fanti, gli haveva scritto, che niente altro impediva, che tal cosa non fusse concessa, eccetto che non pareva loro cosa convenevole venire con le insegne contra Franzesi, co quali poco innanzi havevano fatto lega. Ma che erano bene per andare contra Piacenza et Parma, le quali Città appartenevano alla Chiesa, et anco contra il Duca di Ferrara. Et finalmente che saria facile corrompere, se così bisognasse, con danari alcuno de capi, i quali con arte et persuasioni facessero andare i soldati dove richiedesse il bisogno. Il Papa havendo approvato questa sententia, commesse a Iulio Cardinale de Medici suo fratel cugino, ma naturale, che subito si transferisse allo essercito. Medesimamente a Matteo Cardinale Seduense, del quale il Vescovo di Veruli si serviva nel tirare i Svizzeri nella sua voglia, dette quella medesima autorità, che haveva il Cardinale de Medici. Et confortò tutti e due che con quanta prestezza potesseno, facesseno i Svizzeri nel Milanese caminare. Le quali cose tosto che il S. Prospero hebbe intese, passò con l'essercito il Po havendo fatto uno ponte appresso il Castel di Casal maggiore: et in quel luogo con allegrezza di tutti arrivò il Cardinale de Medici havendo con gran prestezza caminato. Levato che fu l'assedio da Parma Monsig. di Lautrech lasciato nella terra il Sig. Federigo da Bozzoli solamente con ottocento fanti Italiani, se n'andò con resto delle genti per quella via a Cremona, dove hora il ponte che prima s'era fatto. Et quivi domandati tutti li Capitani, che tiravano soldo dal Re, del parere loro, la maggiore parte era d'oppinione che fusse da terminare la cosa con la giornata, prima che i Svizzeri, de quali s'intendeva che per ordine