Pagina:Continuazione e fine della Replica del dottor C. Cattaneo alla Risposta dell'ing Giovanni Milani.djvu/7

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352 REPLICA ALLA RISPOSTA

di questo argomento; e chi conduceva allora le cose della Commissione milanese era in impegno di non lasciare in silenzio le lettere, se ne avesse avuto notizia, e molto più se avesse potuto portarle seco a Venezia. Or si veda qual sia la delicatezza dell’ingegnere Milani, che trasceglie questo fatto per lanciare contro il dott. Cattaneo la prima delle imaginarie sue mentite. E mentre si vanta d’aver mandato le lettere ad un amico prudente si dimentica poi che l’amico prudente veniva supplicato di farne facoltà per intero a quant’altri. E se l’amico intese quel quant’altri nel senso più largo e più schietto, tanto maggiore è il debito che il sig. Milani contrasse verso chi volle impedire, che quella sconsigliata rivelazione avesse luogo anche nel più ristretto confine. E per ultimo, nella nostra Rivista si riferì la cosa in modo, che il biàsimo di ciò non cade sul l’ingegnere Milani, ma sulla Commissione véneta interamente (p. 14). Onde, s’egli tanto si accende su questo punto, non è altrimenti che per diminuire il merito del ricevuto servigio.

Ai buoni offici che si facevano in Milano, tenne dietro la Gazzetta di Venezia, per cura del sig. G. B. Brambilla, il quale poi, nel raccomandare a préside dell’opera l’ingegnere Milani, annunciò a quel publico anche il nome dell’ingegnere Colombani. E nel numero di Maggio (1837) gli Annali di Statistica poterono recare queste notizie: “Nel corso del mese spirante l’impresa della strada ferrata lombardo-véneta venne efficacemente promossa. Le conferenze, tenute a Venezia fra le due Commissioni della società fondatrice hanno fermato varj punti assai scabrosi. In quest’occasione le viste, che nel decorso ormai d’un anno siamo venuti proponendo in questo giornale, vennero in generale adottate; ed ebbimo la compiacenza di vedere i nostri suggerimenti accolti con favore da un numero considerevole d’uomini d’affari prima a Venezia, e quindi anche a Milano; e ciò ad onta di qualche fervidissimo oppositore. Infatti si riconobbe la convenienza di non prodigare anni e tesori nello studiare tutta l’ampiezza delle nostre pianure da Brescia fino al Po, come alcuni ingegneri avevano proposto; si riconobbe che non bastava raccomandare la linea maestra ai due soli estremi punti di Milano e Venezia ma che bisognava comprendervi le in-