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126 così parlò zarathustra - parte seconda


E credimi pure, amico del chiasso infernale! I grandi fatti non sono già le nostre ore più romorose, bensì le più chete.

Il mondo gira non già intorno a colui che più alto grida, ma intorno a colui che crea nuovi valori; gira silenziosamente.

E confessalo pure. Ben poco resta del fatto quando si dissolve il tuo strepito e il tuo fumo. Che importa, se una città si trasformò in mummia e se una statua giace ora nel fango?!

Questo io dico ancora agli abbattitori di statue: È la più grande delle follie gettar sale nel mare e statue nel fango.

Nel fango del vostro disprezzo giaceva la statua: ma appunto è suo destino e sua legge che dal disprezzo essa generi nuova vita e nuove bellezze!

Essa risorge con aspetto ancor più divino: e vi sarà grata dell’averla abbattuta, o abbattitori.

Ma questo è il mio consiglio ai re e alle chiese e a tutti coloro cui intristirono il tempo e la virtù: lasciate pure che vi si abbatta! Potreste così ritornare a nuova vita — e ritornerà a voi la virtù!».

Così io parlai al cospetto del cane infernale: ed esso m’interruppe ringhiando e mi domandò: «Chiesa, che cosa è questo?».

«Chiesa! — io risposi — è una specie di Stato, anzi di tutti il più ingannevole e bugiardo. Ma sta zitto, cane ipocrita! Tu la conosci meglio di me!

Al par di te, lo Stato è un cane ipocrita; come te, egli parla volentieri con accompagnamento di fumo e di ruggito, — per far credere, come te, ch’egli parli proprio fuor dalle viscere delle cose.

Giacchè egli vuol essere ad ogni costo l’animale più importante su la terra; — e gli si crede anche che sia tale».

Come ebbi detto questo, il cane infernale cominciò a contorcersi furibondo per l’invidia.

«Come? — egli gridò — l’animale più importante? E lo credono tale?». E tanto fumo; tante orribili voci gli uscirono dalla strozza, che pensai dovesse rimaner soffocato dal dispetto e dall’ira.

Ma finalmente s’acquetò; e com’io lo vidi più calmo, gli dissi ridendo: