Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/216

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l'altra canzone 217


— Chi non t’odierebbe, o grande ammaliatrice, o sconvolgitrice e tentatrice, o cercatrice e trovatrice? Chi non t’amerebbe, o peccatrice innocente, impaziente, celere come il vento, dagli occhi ingenui come quelli d’un bambino?

Dove mi traggi ora, o tu, esempio della virtù e dei vizi? Ed ora tu fuggi un’altra volta da me, dolce selvaggia ingrata!

Io vo danzando dietro a te, io ti seguo per i sentieri più ardui. Dove sei? Dammi la mano! O almeno un dito!

Qui son caverne e macchie; noi ci smarriremo! — Fermati! Posa! Non vedi svolazzare intorno i gufi ed i pipistrelli?

O gufo! O pipistrello! Tu vuoi beffarti di me? Dove siamo? Dai cani tu hai appreso a così latrare e urlare.

Tu mi mostri sorridente i tuoi dentini bianchi: i tuoi occhi maligni mi feriscono brillando di tra la piccola chioma ricciuta!

Questo è un ballare per diritto e a sghimbescio: io sono cacciatore — vuoi tu essere il mio cane o il mio camoscio?

Presto qui, vicino a me! Ma presto, maligna saltatrice! Ora lassù! E di là!

Ahimè! Nel saltare sono caduto! Oh guarda come giaccio, insolente, e come ti chiedo pietà! Ben volentieri camminerei con te — per sentieri più molli!

— Per i sentieri dell’amore in mezzo ai cespugli silenziosi e fiorenti! Oppure laggiù lungo la sponda; dove nuotano e guizzano i pesci dorati!

Ora sei stanca? Laggiù ci sono pecore ed aurore! Non è forse bello dormire al suon del liuto dei pastori?

Ma sei proprio tanto stanca? Io ti porterò laggiù; lascia cadere le braccia! E se hai sete, io saprò con che dissetarti, ma la tua bocca non vuole!

— Oh, maledetta serpe agile e ratta, strega che ti nascondi a ogni tratto! Dove ti sei cacciata? Ma la tua mano mi lasciò sul volto due macchie rosse!

Sono proprio stanco d’essere sempre il tuo pastor pecorone! Se finora t’ho cantato, o strega, ora tu dovrai gridare.

Al ritmo del mio scudiscio tu dovrai ballare e gridare! Ho io forse dimenticato lo scudiscio? — No!».