Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/272

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dell'uomo superiore 273


Ma la nuova aurora mi recò una verità nuova: essa m’insegnò a dire: «Che importa a me del mercato e della plebe, e del frastuono della plebe, e delle lunghe orecchie della plebe?».

O voi uomini superiori, questo imparate da me: sul mercato non è chi creda negli uomini superiori. E se volete parlarne, la plebe ammicca come per dirvi: «noi siamo tutti eguali».

Voi vi chiamate uomini superiori: — così ammicca la plebe — ma se non esistono gli uomini superiori! noi siamo tutti eguali: l’uomo è uomo; dinanzi a Dio tutti siamo eguali!

Dinanzi a Dio! — Ma oramai questo Dio è morto. E dinanzi alla plebe noi non vogliamo essere uguali. O uomini superiori, allontanatevi dal mercato!


2.

Dinanzi a Dio! — Ma oramai Dio è morto! O uomini superiori, quel Dio era il vostro pericolo più grave.

Soltanto ora ch’egli giace nel suo sepolcro, voi potete dirvi resuscitati. Ora è vicino il grande meriggio: ora soltanto l'uomo superiore diventa padrone!

Comprendete voi queste parole, o fratelli? Voi siete atterriti: v’incolse forse la vertigine? L’abisso vi si apre forse dinanzi spalancato? Forse il cane infernale abbaia contro di voi?

Ebbene! Orsù! O uomini superiori! Ora soltanto la montagna dell’avvenire umano s’agita nelle doglie del parto. Dio morì: ora noi vogliamo che viva il superuomo.


3.

I più perplessi domandano oggi: come si conserverà l’uomo? Zarathustra, unico e primo, domanda: «come sarà superato l’uomo?».

Il superuomo mi sta a cuore: questo è il mio solo pensiero: — non l’uomo, non il prossimo, non il più povero, non il più sofferente, non il più buono. 18. — Nietzsche, Così parlò Zarathustra.