Pagina:Cose lauretane.djvu/19

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27. Quei tempi erano tempi di buona fede, e gli scrittori non si affaticavano troppo ad allegare i documenti delle Loro assertive. L’Angelita pertanto senza impegnarsi a produrre nessuna prova, e senza giustificare in alcun modo le epoche sunnominate, disse soltanto in termini generali, che per tessere la sua Storia aveva scorso gli annali di Recanati, e aveva letto una Schedola recata ultimamente da certi Dalmati. Quanto però agli Annali Recanatesi, essi esistono tuttora come al tempo dell’Angelita; io li ho letti da capo a piedi fino all’ultima sillaba, e non v’è un cenno solo intorno all’epoca della venuta. Quanto poi alla Schedola Dalmatina, l’Angelita non disse i nomi di quelli che la recarono, non la ricopiò, non ne citò le parole, non la registrò in verun atto, ed anzi non dichiarò neppure di avervi letto le epoche del 1291 e del 1294. Viceversa gli stessi Scrittori Dalmatini, confessano che nei loro paesi non ci erano né memorie né annali, e appoggiano le loro istorie sulle relazioni e memorie di Recanati. Dunque la Schedola di Dalmazia sconosciuta da tutti, e accennata quasi fugiascamente dall’Angelita, potè essere solamente una qualche divota legenda corrente nelle mani del volgo, e non si può considerarla come un monumento di Storia.

28. In ogni modo presso il comune del popolo il corso di cent’anni costituisce una grande antichità, e la moltitudine delle persone semplici e di buona fede, non si trattiene a fare il conto dei Secoli. Quindi la relazione dell’Angelita, in cui alla venuta del Santuario si accordavano duecento e più anni di antichità, incominciò a diffondersi e prevalere senza contradizione. Anzi tutti quelli che scrissero dopo di Lui intorno alle cose Lauretane, immaginando che egli avesse fabbricato sopra solidi fondamenti, si fidarono alla sua parola, e ripeterono le epoche del 1291 e del 1294.

29. Infrattanto crescevano le Eresie, le quali impegnatissime a screditare e deridere le pratiche e il culto della Chiesa Cattolica, prendevano argomento da quelle epoche per negare il fatto prodigioso della traslazione, e chiamavano la Santa Cappella di Loreto Idolum Lauretanum. Viceversa gli Scrittori divoti combattevano